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Servizio Pubblico, troupe aggredita: punire per difendere il diritto di cronaca

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“Ho solo appoggiato il quadro sulla testa di quel giornalista. Il signor Bertazzoni è il solito provocatore, ha quella faccia da provocatore la solita trasmissione di Santoro. Nel servizio si vede bene ha provocato tutti. Il segno della celtica è la rivoluzione. L’Italia si deve svegliare per tutto quello che sta accadendo. Non è possibile che protesta una persona e tutti stanno a casa. Non lo nego ho appoggiato il quadro in testa. Poi il giornalista ha fatto la parte della tragicità la stessa tragicità che fa Santoro nella televisione. Ho usato gli stessi metodi quando Santoro fa le sue trasmissioni. Santoro è un giornalista per fatti suoi. Santoro usa il metodo giornalistico per accusare delle cose che non ci sono. Io già ci sono stato una volta mi ha trattato allo stesso modo. Venticinque anni fa da Santoro mi fece vedere tutte le aree interessate della camorra di cui io non avevo idea. Comunque alla fine mi scuso pure con Bertazzoni perché sono gesti che non si fanno”

A parlare è Salvatore Lezzi, l’energumeno che ha aggredito Luca Bertazzoni, il cronista di Servizio Pubblico – La 7 – fracassandogli in testa un quadro con una croce celtica. Il tutto è avvenuto la settimana scorsa nei pressi di Palazzo Grazioli dove andava in scena la manifestazione in solidarietà di Silvio Berlusconi appena decaduto dalla carica di senatore. Occasione per chiarire il suo gesto di violenza che poi secondo Lezzi non è un gesto di violenza – l’ho solo appoggiato – è la trasmissione radiofonica La Zanzara condotta da Giuseppe Cruciani e David Parenzo.  

Durante la puntata non mancano i riferimenti a Benito Mussolini, all’essere un fascista convinto e considerare gli omosessuali dei malati. Alla fine Salvatore Lezzi, napoletano purtroppo, noto alla Questura di Napoli ed a numerosi uffici della Procura, ammette l’aggressione e poi chiede un sofferto scusa al giornalista. Ora tocca a Luca Bertazzoni, l’aggredito, a Servizio Pubblico, all’Ordine dei giornalisti ma anche al pullulare di sigle e osservatori che incentrano la propria attività sulla difesa della libertà di stampa di fare qualcosa di concreto.

Occorre denunciare Salvatore Lezzi per quella violenta aggressione, trascinarlo in Tribunale e farlo condannare costituendosi parte civile nell’eventuale processo. Anche se avrà una multa o un solo giorno di reclusione sarà fissato un principio: un giornalista nell’esercizio della sua professione dev’essere libero di porre domande e non avere il timore-terrore di una ritorsione violenta. E’ una vicenda che non deve finire a tarallucci e vino. Sarebbe una sconfitta non solo per il collega Bertazzoni, per l’informazione ma soprattutto per i tanti cronisti che ogni giorno cercano e tentato di attraversare i fatti senza guardare in faccia a nessuno.  

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