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Mafia, nel comune calabrese sciolto per infiltrazioni eletto lo stesso sindaco

A Nardodipace, in provincia di Vibo Valentia, si riconferma primo cittadino Romano Loielo, per il quale il ministero dell'Interno aveva chiesto e ottenuto l'incandidabilità. Ma il verdetto non ancora definitivo ha consentito la ricandidatura
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Romano Loielo si riconferma sindaco di Nardodipace, comune della provincia di Vibo Valentia sciolto nel 2011 per infiltrazioni mafiose proprio quando lui sedeva sulla poltrona di primo cittadino. Nonostante la richiesta di incandidabilità avanzata dal ministero dell’Interno e dalla prefettura, e accolta il 21 ottobre scorso dal tribunale di Vibo Valentia, il sindaco ha potuto ricandidarsi perché il verdetto sulla sua incandidabilità non è ancora definitivo.

La richiesta del Viminale e della prefettura era stata avanzata anche nei confronti dell’ex vicesindaco Romolo Tassone perché, nell’operazione “Crimine” del luglio 2010 della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, sono stati condannati per associazione mafiosa (ancora pendente il processo d’appello) Rocco Tassone a 13 anni, e Damiano Tassone a 5 anni e mezzo, rispettivamente padre e cugino dell’ex vicesindaco.

A Nardodipace si è tornati alle urne dopo la decisione del Consiglio dei ministri di sciogliere il comune per infiltrazioni mafiose dopo tre anni di attività della commissione d’accesso sugli atti amministrativi dell’ente guidato da Loielo. La procedura fu avviata a seguito di un’inchiesta della Dda di Catanzaro.

Alla guida della lista civica “Uniti per Nardodipace”, Loielo ha ottenuto 541 voti pari al 57,37% contro i 368 (39,02%) dello sfidante Antonio De Masi (lista civica “Ramoscello d’Ulivo”), anch’egli ex primo cittadino. Il terzo candidato, Antonio Cosma Montagnese (Lista civica “Nuova”), si è fermato a quota 34 preferenze (3,60%).

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