“La Nsa porta avanti molte attività spionistiche anche sui governi europei, incluso quello italiano“. Lo afferma Glenn Greenwald, il giornalista americano che custodisce i file della ‘talpa’ del Datagate Edward Snowden. Greenwald lo ha dichiarato all’Espresso “prima che esplodesse la tempesta diplomatica dei controlli sul cellulare della Merkel“, in un’intervista sul numero domani in edicola. Greenwald rivela che l’attività di spionaggio globale viene svolta attraverso l’intercettazione di tutti i dati trasferiti da tre cavi sottomarini in fibre ottiche che hanno terminali in Italia. Il primo è il SeaMeWe3, con “terminale” a Mazara del Vallo. Il secondo è il SeaMeWe4, con uno snodo a Palermo. Città da cui transita anche il flusso di dati del Fea (Flag Europe Asia).

“Non risulta nessun accordo con il servizio britannico in merito ad attività di intercettazione di comunicazioni transitanti sui cavi sottomarini”, fa sapere il Dis, Dipartimento informazioni per la sicurezza, in una nota inviata al Copasir. ”Non possiamo tollerare che ci siano zone d’ombra o dubbi”, ha commentato il premier Enrico Letta al suo arrivo al vertice Ue. “Ovviamente vanno fatte tutte le verifiche, ma vogliamo tutta la verità. Non è accettabile e concepibile che ci siano attività di questo tipo”.

Il nostro Paese, però, non è stato soltanto nel mirino del sistema Prism creato dagli 007 statunitensi. Con un programma parallelo e convergente chiamato Tempora, afferma ancora Greenwald, anche l’intelligence britannica ha spiato i cavi di fibre ottiche che trasportano telefonate, mail e traffico Internet. Le informazioni rilevanti venivano poi scambiate con l’Nsa americana. E i servizi segreti italiani, secondo il giornalista, hanno avuto un ruolo nella raccolta di metadati. I documenti, sostiene, affermano che i nostri apparati di sicurezza avevano un “accordo di terzo livello” con l’ente britannico che si occupava di spiare le comunicazioni. Ma, anche in questo caso, arriva la smentita del Dis: “I servizi d’informazione italiani non sono parte, né hanno conoscenza di un programma denominato Tempora”. R riguardo alle “ulteriori notizie stampa odierna secondo cui vi sarebbero state attività spionistiche americane sul governo italiano, non si può che ribadire che i servizi d’informazione italiani non hanno evidenza di un tale tipo di attività”.

All’Espresso, Greenwald spiega che dai file di Snowden risulta che la scrematura dei dati raccolti dall’intelligence britannica segue criteri spregiudicati, che non riguardano solo la lotta al terrorismo. Anzi, la licenza di spiare concessa dalle autorità britanniche è vastissima e consente di tenere sotto controllo aziende, politici e uomini di Stato. Gli inglesi infatti selezionavano telefonate e mail utili a individuare “le intenzioni politiche dei governi stranieri”. Nella lista delle priorità di Londra c’è poi il contrasto alla proliferazione, ossia alla diffusione di armi nucleari, batteriologiche o chimiche nelle nazioni ostili. Ma sotto questa voce possono essere incluse anche le cessioni di tecnologie avanzate, militari o comunque con potenzialità belliche: un capitolo in cui possono essere inserite le trattative commerciali lecite condotte da aziende italiane verso paesi arabi.

Quante volte queste informazioni sono state utilizzate per danneggiare i rivali delle imprese britanniche? Altri documenti su Tempora fanno esplicitamente riferimento alla possibilità di cercare dati che sostengano “il benessere economico dell’Inghilterra”. Nell’elenco delle comunicazioni da esaminare sono poi citati “i gravi reati economici”: uno spettro ampio, poiché moltissime attività finanziarie internazionali e italiane passano dalla City. Quindi c’è il contrasto al traffico di droga: un altro punto che può giustificare irruzioni nelle conversazioni italiane. Infine la “posizione dei governi stranieri su determinate questioni militari”. Anche in questo caso, si possono ipotizzare inserimenti nelle telefonate dei nostri ministri: basta ricordare i contrasti tra Roma e Londra nella prima fase dell’intervento in Libia due anni fa.

Alle affermazioni del giornalista risponde il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi: “Alla luce delle informazioni in mio possesso, tenderei a escludere che quanto affermato da Greenwald all’Espresso sia davvero accaduto: non penso che i nostri Servizi Segreti abbiano mai potuto svolgere azioni simili a quelle da lui ipotizzate”. Sulla stessa lunghezza d’onda Vito Crimi, rappresentante dei Cinque Stelle nel Comitato parlamentare: “Fin dal principio ci è stato escluso categoricamente qualsiasi tipo di coinvolgimento dei nostri servizi. Coinvolgimento vuol dire anche conoscenza di questi fatti. Minniti ha precisato che hanno la ragionevole certezza che non siamo coinvolti in questa raccolta di dati”.

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