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Il M5S riuscirà a rimuovere i privilegi dell’Ars?

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Il M5S ha il merito di aver dimostrato con comportamenti coerenti che quello che Bettino Craxi definiva “l’incontenibile costo della politica” è invece assolutamente contenibile sostituendo alle pratiche meno confessabili di costruzione del consenso una rinnovata passione politica e una partecipazione intesa come servizio a tempo determinato. Prescindo quindi dalla valutazione delle proposte politiche (uscita dall’euro, tentazioni di dirigismo economico, teorie dei complotti, reddito di cittadinanza, ecc.), sulle quali mantengo non poche riserve, per tornare al tema caro ai pentastellati della moralizzazione della vita pubblica che, al di là delle belle parole, significa soprattutto moralizzare i costi dei politici e dei burocrati.

Ed è qui che casca l’asino perché se all’autocompiacimento di mostrare pubblicamente le note spese da rimborsare a fronte dell’autoridotto stipendio parlamentare (a soli 2.500,00 euro) che va ad alimentare un fondo per il microcredito, operazione meritoria ed emblematica, non corrisponde qualcosa di più sostanzioso, la testimonianza del M5S rischia di togliere la classica pagliuzza dall’occhio tralasciando però la trave. In questi giorni ha suscitato scalpore la notizia del prepensionamento del segretario generale dell’Ars che a soli 57 anni verrà sostituito da un funzionario di lungo corso di 60 anni, dopo aver incassato una liquidazione milionaria a fronte di una generosa retribuzione che si trasformerà adesso in una pensione equivalente da oltre 500.000,00 euro di costo pubblico.

Tutto nasce dalla storica equiparazione dell’Ars al Senato della Repubblica in materia di retribuzioni. Non è facile apprezzare quali siano le competenze o le responsabilità che portino a erogare tali retribuzioni notoriamente superiori a quelle del Presidente degli Stati Uniti o a quello della Federal Reserve. Di certo i cacciatori di teste non sgomitano per contendersi questi alti burocrati e questo dovrebbe far venire il dubbio che siano pagati forse troppo. La Regione Siciliana è titolare del 100% delle imposte pagate da imprese e residenti per cui, soprattutto di questi tempi, non è questione oziosa dirottare risorse pubbliche in un senso piuttosto che in un altro. Basterebbe revocare autonomamente l’equiparazione al Senato, cosa che il M5S avrebbe il potere di fare con i suoi 14 parlamentari, primo partito della regione e con un presidente Crocetta in bilico. Altrimenti avranno scherzato.

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