In tutta Italia si costituiscono Comitati per la difesa della Costituzione, e si moltiplicano le iniziative per preparare la manifestazione di Roma del 12 ottobre. Per citare solo gli appuntamenti di cui so, mercoledì 2 alle 21, al Palazzo Ducale di Genova, c’è un incontro pubblico con Marco Doria, Maurizio Landini e Gustavo Zagrebelsky; mercoledì 9 nel tardo pomeriggio, a Trieste, parteciperò a un’iniziativa analoga del Comitato triestino. Tutta questa mobilitazione può essere rimessa in dubbio dalla crisi di governo, o quel che è? Secondo me no, e cerco di spiegare perché.

Ne hanno già discusso, prima della crisi, Angelo D’Orsi e Paolo Flores: il primo teme che la difesa della Costituzione sia una cosa “vecchia”, rituale e appunto difensiva; il secondo, invece, sostiene l’iniziativa del 12 ottobre con buone ragioni. Agli argomenti di D’Orsi, però, potrebbe ora aggiungersi questo. La difesa della Costituzione era urgente sinché la riforma costituzionale era la clausola principale del patto scellerato chiamato Larghe intese: se il patto scellerato salta, potrebbe chiedersi qualcuno, contro cosa ci mobilitiamo?

A me sembra che la crisi non sia una ragione contro, ma a favore della mobilitazione: qualcosa che può trasformare la manifestazione del 12 in un passaggio importante per unire le molte anime della Sinistra al di là dei raggruppamenti nei quali oggi sono divise. Non parlo, sia chiaro, di un possibile accordo parlamentare fra Pidì e M5S. Parlo di portare in piazza il popolo della Sinistra, in nome dei valori che li uniscono. Se non ci fosse la Costituzione a unirci, per dire, la manifestazione dei deputati grillini sui tetti di Montecitorio sarebbe davvero solo un caso curioso di alpinismo parlamentare.

Non parlo neppure della solita manifestazione di protesta, per quanto sacrosanta, contro Berlusconi, le Banche, la Tav, gli F15, i vertici del Pidì: se fosse solo questo, avrebbe ragione D’Orsi. Parlo di una mobilitazione in grado di presentare proposte, persino di manutenzione della Costituzione: magari discutendo la stessa relazione finale della Commissione dei 35 che, a p. 10, rinnega se stessa chiedendo di mantenere l’art. 138.

Davvero nella Costituzione c’è un intero programma di governo, su tutti i punti caldi dell’agenda politica. Per accorgersene – scusate la pubblicità – basta sfogliare il libro-intervista di Luigi Ferrajoli Dei diritti e delle garanzie, appena uscito dal Mulino.

 

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