Procedura di infrazione contro l’Italia per l’Ilva di Taranto. Ad avviarla è stata la Commissione europea, che ha accertato come lo Stato non garantisca il rispetto delle prescrizioni Ue sulle emissioni industriali, con gravi conseguenze per salute e ambiente. Dopo le polemiche delle settimane scorse innescate dal maxi sequestro ai danni della famiglia Riva e il conseguente annuncio di 1.500 esuberi tra i lavoratori dell’azienda, la nuova tegola cade sullo Stato italiano. In particolare, Roma è ritenuta inadempiente sulla norma per la responsabilità ambientale. Su raccomandazione del commissario europeo per l’ambiente Janez Potocnik, la Commissione ha inviato all’Italia una lettera di costituzione in mora, concedendole due mesi per rispondere.

La maggior parte dei problemi, spiega una nota di Bruxelles, deriva dalla “mancata riduzione degli elevati livelli di emissioni non controllate generate durante il processo di produzione dell’acciaio”. Ai sensi della direttiva sulla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento (direttiva Ippc), le attività industriali ad alto potenziale inquinante devono infatti essere munite di autorizzazione. Le prove di laboratorio “evidenziano un forte inquinamento dell’aria, del suolo, delle acque di superficie e delle falde acquifere, sia sul sito dell’Ilva, sia nelle zone abitate adiacenti della città di Taranto”, prosegue il testo. “In particolare, l’inquinamento del quartiere cittadino di Tamburi è riconducibile alle attività dell’acciaieria”.

Oltre a queste violazioni e al conseguente inquinamento, risulta che “le autorità italiane non hanno garantito che l’operatore dello stabilimento dell’Ilva di Taranto adottasse le misure correttive necessarie e sostenesse i costi di tali misure per rimediare ai danni già causati”. La Commissione, “pur ritenendo un segnale positivo i recenti impegni assunti dalle autorità italiane per rimediare alla situazione dell’Ilva, chiede tuttavia all’Italia di rispettare gli obblighi cui è tenuta ai sensi della direttiva Ippc e della direttiva sulla responsabilità ambientale”, si legge in una nota di Bruxelles. Inoltre, “la Commissione è pronta ad aiutare le autorità italiane nei loro sforzi per risolvere queste questioni gravi”.

“Le autorità italiane”, spiega Potocnik, “hanno avuto molto tempo per garantire che le disposizioni ambientali per l’Ilva fossero rispettate. Quello dell’Ilva è un chiaro esempio del fallimento nell’adottare misure adeguate per proteggere la salute umana e l’ambiente”. E precisa: “Nonostante una procedura di infrazione che la Commissione ha avviato nel 2008 a causa di centinaia di stabilimenti che in Italia operavano senza le necessarie autorizzazioni ambientali previste dalla direttiva Ippc, lo stabilimento di Taranto ha ottenuto un’autorizzazione solo nel 2011, e il permesso poi ritenuto inadeguato, era stato aggiornato nel 2012″.

Oltre a spiegare le motivazioni della procedura d’infrazione, il funzionario europeo ha parlato anche di come risolvere la questione: “Non vediamo l’ora di discutere con l’Italia su come i problemi dell’Ilva di Taranto possano essere risolti. Sono stato avvicinato dal ministro dell’Ambiente italiano, e siamo impazienti di vedere, il più presto possibile, soluzioni efficaci per i problemi ambientali”.

“Bruxelles riconosce il lavoro positivo del governo sull’Ilva”, è la reazione del ministro per l’Ambiente, Andrea Orlando. E aggiunge: “La prima risposta alla procedura di infrazione sarà l’approvazione del nuovo piano ambientale che, come previsto dal decreto, sarà sottoposto preliminarmente nelle prossime settimane a consultazione pubblica. Gli interventi di risanamento e di innovazione che i commissari stanno ultimando sono parte essenziale di questa risposta”.

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