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Sci: lo skidome è l’ultimo grido della moda

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Sciare tutto l’anno, costi quello che costi. In teoria è già possibile oggi. Quando termina la stagione dello sci di pista, poco dopo comincia quella dello sci estivo su ghiacciaio. Peccato che i costi (anche ambientali) per consentire di praticare lo sci di pista siano diventati altissimi, complice il mutamento climatico. Occorre spararla dal basso la neve, perché dall’alto ne scende poca e, accidenti, non si sa quando. Senza neve artificiale/programmata molte località avrebbero già chiuso i battenti, e senza i ripianamenti degli enti pubblici (alla faccia del libero mercato) a coprire i costi della neve fatta dall’uomo altre località avrebbero dichiarato bancarotta. Per non parlare dell’innevamento artificiale addirittura sui ghiacciai o delle reti di plastica per salvaguardare il loro manto nevoso. Insomma, si fa di tutto e di più per far curvare la gente sulla neve, vera o falsa che sia.

E così ecco l’ultimo grido della moda: lo skidome. Un ambiente artificiale al cui interno appunto si scia. Dubai, all’avanguardia nell’artificiale (neve artificiale, isole artificiali, insomma un mondo di “plastica”…), ne ha realizzato già uno in cui si scia tutto l’anno. Che sappia io, ce ne sono due in Olanda, uno in Francia, uno in Germania. In Danimarca ne è previsto un altro, ma questo con neve naturale riportata. In Italia, ne sono previsti ben due e del tipo Dubai: neve artificiale tutto l’anno.

Il primo proposto è a Selvino, in Lombardia. Il secondo a Roccaforte Mondovì, in località Lurisia (famosa per l’acqua minerale), in Piemonte. A Selvino dovrebbe essere interrato (quasi che fare le cose sottoterra abbia minore impatto, questa me la dovrebbero spiegare..), a Lurisia appoggiato alla montagna. A Selvino si parla di 40-60 milioni di euro. A Lurisia si parla di “solo” dodici milioni, di pannelli fotovoltaici e di strutture per i diversamente abili. Insomma: un impianto socio-ecocompatibile. La società proponente, una srl, ovviamente si chiama “Sempresci”. I progetti raccolgono tanti consensi, come sempre quando si tratta di alterare il territorio. In Lombardia, Maroni si dice entusiasta. In Piemonte, il sindaco di Roccaforte è al settimo cielo.

Vedremo se verranno realizzati. L’unico commento che mi sento di fare al momento è persino banale: personalmente, sono per la decrescita, ma anche quando si ragionasse in termini di sviluppo, possibile che si debba sempre e solo pensare di alterare il territorio? E siamo poi sicuri che anche da un punto di vista del ritorno economico questo sia pagante? Una località invernale, ad esempio, non può pensare oggi in termini più ecocompatibili?

Pensiamo al fenomeno delle ciaspole. È in fortissimo aumento. L’Osservatorio Italiano per il Turismo Montano calcola che nell’inverno del 2012 ci sia stato un incremento del 27,3% degli utilizzatori di questo mezzo dolce di fruizione della montagna. Mentre il turismo dello sci è in contrazione, anche a causa della crisi economica. Sponsorizzare percorsi con le ciaspole all’aria aperta, o percorsi escursionistici d’estate legati a quello che rimane dell’economia montana rurale non potrebbe avere più senso che proporre di andarsi a rinchiudere in un tubo, con neve fasulla,  per fare due curve sempre sullo stesso pendio e poi mettersi  in coda con altri sfigati alla partenza dello skilift?





 

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