Il 14 settembre 2013 probabilmente verrà ricordato, dagli storici, come l’inizio di un nuovo equilibrio. Nessuno ha sganciato una bomba atomica, nessun nuovo presidente è stato eletto, ma il mondo è cambiato. L’accordo sulle armi chimiche raggiunto dal ministro degli esteri Sergei Lavrov e il segretario di stato Kerry a Ginevra non sancisce solo l’auspicabile “raffreddamento” del conflitto siriano ma apre una nuova pagina della storia mondiale.

Facciamo prima di tutto un breve riassunto. L’accordo rende tristi (e perdenti) Turchia, Qatar e Arabia Saudita in Medio Oriente. In Europa la Francia era pronta a schierarsi. L’accordo rende molto felici (perché vincenti) le nazioni appartenenti alla Shangai Cooperation Organization (Russia, Kazakstan, Armenia etc..e tra gli stati osservatori non dimentichiamo l’Iran) e gli stati dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa). Vale la pena riportare le parole di Lavrov alla Rossiya 24 TV: “Oggi vorrei ringraziare le nazioni dei BRICS e le nazioni del Shangai Cooperation Organization, e molte altre nazioni per il loro supporto nel definire il problema delle armi chimiche in Siria con un approccio pacifico. Spero che la nostra riunione di oggi ci permetterà di lavorare su questo tema senza sprecare le aspettative riposte da tutti. In conclusione ritengo che la risoluzione del problema delle armi chimiche in Siria sia un grande passo per creare un’area libera dalle armi di distruzione di massa in Medio oriente.”

Gli Americani escono da questo confronto dialettico con un sospiro di sollievo: dando per possibile che le armi chimiche non siano state usate dal governo di Assad ma da gruppi di ribelli non identificati (cosa ribadita anche da Putin nella sua famosa lettera dell’11 settembre al New York Times), il presidente Obama esce vincente dal dialogo potendo mostrare ai suoi cittadini (che non erano particolarmente entusiasti di una partecipazione militare Usa in Siria) di aver sistemato la cosa senza sparare un colpo.

Ora cosa succederà? Be’ alcuni elementi del Risiko medio orientale hanno assunto un ruolo definito sulla mappa. La Russia ha sostanzialmente vinto in Medio Oriente, affermando il suo ruolo di grande pacificatore. La nuova giunta militare in Egitto (pro Russia) ha vinto, l’Iran ha vinto avendo supportato il governo di Assad e cominciando ad affermarsi come potenza regionale (sotto gli auspici della Russia, dello SCO e dei BRICS), l’India e la Cina han ottenuto eguali risultati nel loro supporto. In Turchia il partito di Giustizia e Sviluppo è dispiaciuto per l’esito in Siria ma una buona parte della popolazione turca sembra non essere supportiva di un intervento militare.

E’ vitale ricordare inoltre che la Siria ha permesso di rendere visibile il cauto e attento sviluppo strategico Russo in Medio Oriente che, a mio avviso, ha come fulcro di rotazione la Persia. La repubblica Iraniana ha un brillante ministro del petrolio che vuole rilanciare gli investimenti nella nazione da parte di aziende straniere (di certo non occidentali a causa delle sanzioni comminate da Usa e Europa). Tra i progetti rilevanti Iran Russia ricordiamo una pipeline di Gas che, partendo dal giacimento South Pars in Iran attraverserà l’Iraq, la Siria giungendo in Libano. Il progetto dovrebbe essere ultimato nel 2016 e di fatto potrebbe minare seriamente le ambizioni del Qatar. Il piccolo emirato, estremamente attivo nel settore del gas, della finanza e delle televisioni (Al Jazeera) aveva proposto nel 2009 al presidente Siriano Assad una pipeline che avrebbe portato il gas Qatariota fin in Turchia. Il progetto venne rifiutato e Assad decise di firmare con Russia e Iran. Il progetto della pipeline iraniana sarà la più grande del medio oriente: 3480 miglia, una volta attiva potrebbe colpire gli interessi di Turchia, povera di gas, e Qatar, ricco di gas. A questo scenario energetico già delicato si aggiunge anche la questione nucleare.

La Russia ha interesse a creare un secondo reattore a Busher, il più rilevante sito nucleare per uso civile della Persia. Il sito, voluto fortemente dai precedenti governi persiani per diversificare la produzione energetica, ha una posizione strategica, in prossimità del porto di Kharg, il maggiore hub per l’esportazione marittima (verso prima di tutto Cina e India) del greggio in uscita dalla Persia. La stabilizzazione della centrale e la creazione di un secondo reattore potrebbe confermare la presenza russa nello scenario persiano.

Scorrendo verso il basso questo blog troverete una mappa semplificata che rende l’idea del nuovo scacchiere medio orientale.

Ora che la Russia ha riaffermato il suo ruolo, sia come singola nazione, sia come parte di 2 gruppi di rilievo (lo SCO e i BRICS) l’intero scenario mondiale muta completamente. Un giorno gli storici guarderanno a questi giorni al pari di come si guardò la crisi di Cuba che permise agli Americani di affermare la loro superiorità diplomatica sull’Unione sovietica. Non si tratta di tornare ad una nuova guerra fredda ma in questi giorni è nato un nuovo ordine mondiale, forse non quello che molti di voi si aspettavano.

 

Twitter: @EnricoVerga

Articolo Precedente

Siria, Ban Ki-moon: “Peggior attacco dai tempi di Saddam, Onu agisca unita”

next
Articolo Successivo

Usa, sparatoria alla marina militare. Almeno 13 morti, ucciso il killer

next