Un operaio, rispetto a tre anni fa, deve pagare in media 89 euro in più di Irpef, un impiegato 117 e un quadro 284. E a causa dei continui tagli dei trasferimenti agli enti locali, le trattenute fiscali rischiano di diventare sempre più onerose. Questo è il quadro restituito dall’ultimo studio della Cgia di Mestre, che ha analizzato, dal 2010 ad oggi, gli effetti degli aumenti dell’imposta sul reddito sulle retribuzioni di queste categorie di lavoratori.

L’indagine si è focalizzata sui residenti nei 40 comuni capoluogo di Provincia che hanno già fissato l’aliquota dell’addizionale Irpef comunale per l’anno in corso. Ne esce che per un operaio con uno stipendio netto di 1.240 euro, e quindi un reddito annuo di 20mila euro, l’aggravio fiscale maturato tra il 2010 ed il 2013 è di 89 euro. Rispetto a quanto deciso dal governo quest’anno, nel 2014 dovrà versare ben 401 euro. La situazione non migliora per chi lavora in ufficio. Un impiegato con un reddito annuo di 32mila euro (che corrisponde a 1.840 euro mensili) la maggiore trattenuta fiscale avvenuta sempre tra il 2010 ed il 2013 è stata di 117 euro. Alla luce delle decisioni prese nel 2013, l’anno prossimo il peso delle addizionali Irpef sarà di 664 euro. Anche i colletti bianchi hanno visto aumentare in maniera considerevole l’addizionale sull’imposta sul reddito. Un quadro che può contare su una retibuzione annua di 60mila euro (pari ad uno stipendio mensile netto di quasi 3.100 euro), la maggiore trattenuta fiscale verificatasi sempre nello stesso periodo di tempo è stata pari a 284 euro. Mentre l’anno venturo saranno 1.328 gli euro che dovrà versare alla Regione e al suo Comune di residenza.

E il rischio è che l’impennata delle addizionali Irpef non sia finita, complici i nodi che gli enti locali dovranno sciogliere nei prossimi mesi, tra cui quello dell’abolizione dell’Imu e della nuova Service Tax introdotte dal governo Letta. “Sono molteplici”, ricorda Giuseppe Bortolussi, segretario dell’associazione degli artigiani di Mestre, “le incertezze e le problematiche che i sindaci devono affrontare, si pensi all’Imu e alle risorse compensative che dovrebbero ricevere dall’erario, al delicato passaggio alla nuova Tares e al fatto che non si è certi su come si ripartiranno i 2,2 miliardi di euro di tagli del fondo di solidarietà comunale decisi dalla Spending review e dalla Legge di Stabilità del 2013″. Bortolussi  sottolinea perciò il concreto rischio di ulteriori aumenti dell’imposta sul reddito: “Di fronte a queste problematiche, la tentazione di ritoccare all’insù le aliquote delle addizionali comunali Irpef è molto forte. Per l’anno in corso sono 40 i Comuni capoluogo di provincia che hanno già deliberato l’aliquota. Undici l’hanno aumentata e gli altri 29 hanno confermato l’aliquota del 2012 che in 13 casi era già stata innalzata al livello massimo dello 0,8%”.

Il sistematico aumento delle addizionali Irpef è, però, una logica conseguenza delle politche fiscali di Roma. “Lo Stato risparmia tagliando i trasferimenti, le Regioni e i Comuni si difendono alzando il livello delle imposte per mantenere in equilibrio i propri bilanci“, fa notare il segretario della Cgia veneta. “Speriamo che il governo Letta riprenda in mano il tema del federalismo fiscale, altrimenti tra Irap, la nuova tassa sui rifiuti, l’Imu sui capannoni e le addizionali Irpef i cittadini e le imprese si troveranno a pagare sempre di più senza avere un corrispondente aumento della qualità e della quantità dei servizi offerti”.

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