Intellò, ridicoli e stronzi di Alfonso Berardinelli sulla prima pagina de Il Foglio in edicola, fornisce il destro e il sinistro uniti per inter/venire su The Spirit of ’45, il documentario di Ken Loach a proposito e a sproposito dello spirito che permeò l’Inghilterra del secondo dopoguerra, e che consentì l’imprevisto trionfo del Labour (leggi partito laburista) almeno fino al 1951.

Schierandosi “contro la logica del branco engagé rilanciata da Paolo Flores d’Arcais su Micromega – dal sottotitolo del suo pezzo – Berardinelli afferma che “gli intellettuali oggi sono massa più che élite, sono un ceto, una corporazione (…) più che degli individui. Si schierano (…) lungo steccati precostituiti: destra e sinistra politica. Se per caso uno di loro si allontana dalla schiera e dallo steccato e fa di testa sua non esiste più per gli engagés, viene trattato come un reprobo e ci si impegna a diffidare di lui”.

“L’intellettuale che si ribella lo fa per ragioni sue e lo fa anche se è solo – prosegue Berardinelli – e può succedere che sia accusato, come è avvenuto con Orwell e Camus, di essere un individualista irresponsabile e di essere di destra”.

Al sottoscritto è capitato anche di peggio perché, essendo sempre stato un liberal che non vuol dire liberale, e non essendosi quindi mai voluto schierare – a partire dal famigerato movimento del ’68 tridentino, pur facendone parte a pieno titolo – né con la destra italiota, né con la sinistra più o meno organica, è sempre stato redarguito, boicottato, censurato e, quel che è peggio, alternativamente accusato di esser ora di destra – magari borghese quando non addirittura fascista – e ora de sinistra forse comunista per non dire terrorista.

Quindi come non parteggiare con Berardinelli “per l’intellettuale singolo e singolare. Non mi piacciono i gruppi. Le logiche del branco si formano anche tra i più intelligenti e succede anche che anche i più intelligenti patiscano una loro ottusità. Per citare un epigramma di Pasolini: “Niente è più ridicolo dell’impegno di uno stronzo”.

Sta di fatto che almeno a partire dal ’68, l’alternativa al così/detto sistema, si è via via configurata con una logica speculare capovolta allo o dello stesso sistema, imponendo regole comportamentali e ordunque assolutiste, che hanno determinato conformismi e mode in base alle quali diverse tipologie di ‘stronzi’– dalla rock star all’imprenditore radical chic, per non dire degli intellettuali doc e degli artisti di grido – che continuano indefessi a considerarsi progressisti e/o socialisti, nonostante siano smentiti da stili di vita contraddittori e talvolta perfettamente contrapposti a quelli pretesi o supposti. Come nel caso di artisti miliardari o tycoon multimediali impegnati a denunciare e a promulgare quel che è o sarebbe giusto e quel che è o sarebbe politicamente s/corretto & viceversa.

Come nel caso dell’ultimo Ken Loach e del suo Spirit of ’45 – il fallimento del capitalismo, documentario per taluni versi pregevole e per altri meno, sia per quanto attiene alle eccezionali immagini d’epoca, sia per la puntigliosa analisi delle indigenti condizioni della classe operaia inglese tra le due guerre. Analisi che si fa di parte quanto il regista pretende di calarsi nei panni dello storico che non è, incorrendo nella ri/corrente errore, e ci si scusi il bisticcio, di confondere (deliberatamente?) il liberalismo anglosassone con il liberismo, causa dell’attuale implosione di un capitalismo nemico di se medesimo più che della classe di cui Loach è figlio. A questo capitalismo criminale organizzato come quello del sistema bancario, il regista britannico contrappone il verbo e il credo socialista d’antan, senza peritarsi di precisare che il laburismo inglese d’allora, che era ben altro rispetto a quello di adesso, dovette molto a liberal come John Maynard Keynes, padre del New Deal e della scuola keynesiana contrapposta alla scuola monetarista di Milton Friedman. Come Valdo Spini intellettuale socialista fiorentino, ha precisato nel dibattito in coda all’anteprima del documentario proiettato ieri sera al cinema Odeon in quel di Fi/renzi.

 

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