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Iran, blogger in sciopero della fame. La madre: “Se muore, morirò con lui”

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Zoleikha Mousavi è perentoria: “Se mio figlio muore, morirò con lui”. 

Ha deciso, il 20 agosto, di rinunciare al cibo dopo che suo figlio Hossein ha intrapreso, il 9 agosto, un nuovo sciopero della fame nel carcere di Evin

Hossein Ronaghi Maleki, un blogger iraniano di 28 anni, sta scontando una condanna a 15 anni di carcere per “appartenenza al gruppo illegale Iran Proxy”, “diffusione di propaganda contro il sistema” e “insulto alla Guida suprema e al presidente”. 

La sua persecuzione giudiziaria è iniziata quasi quattro anni fa, il 13 dicembre 2009, quando è stato arrestato per aver contestato, attraverso i suoi post, l’esito delle elezioni che avevano conferito il secondo mandato al presidente Mahmoud Ahmadinejad. 

È stato tenuto in isolamento per oltre un anno e torturato più volte, riportando danni ai reni e alla vescica. Da allora, soffre di disturbi cardiaci e gastro-intestinali. E’ stato operato almeno quattro volte, sempre in carcere. 

Nel maggio 2012, ha iniziato il primo sciopero della fame per protestare contro il rigetto della sua richiesta di ottenere un permesso per farsi curare fuori dal carcere. Alla fine, il 2 luglio l’ha ottenuto. 

Appena si è sentito meglio, ha ripreso a scrivere i suoi post. Il 22 agosto, è stato nuovamente arrestato insieme a 33 volontari che avevano deciso di assistere, al di fuori del sistema degli aiuti ufficiali, le vittime del terremoto nella provincia dell’Azerbaigian orientale. Secondo l’accusa, avevano “distribuito prodotti sporchi e non igienici”.

Quest’anno, a luglio, le sue condizioni di salute sono nuovamente peggiorate. Suo padre, Sayed Ahmad, ha lanciato un appello al nuovo presidente Hassan Rouhani, inascoltato. 

Allora, Hossein ha preso direttamente la penna, scrivendo una lettera al capo della procura di Teheran. Stesso esito. È stato arrestato anche il suo avvocato.

Il 28 agosto, Hossein è stato trasferito nel reparto ospedaliero del carcere, per essere rimandato in cella quasi subito e senza alcuna cura, nonostante la presenza di sangue nell’intestino e nei reni.

 Le organizzazioni internazionali per i diritti umani stanno chiedendo alle autorità iraniane di disporre immediatamente il rilascio di Hossein Ronaghi Maleki, prima che lui e sua madre muoiano.

 

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