O sono creduloni. O ne sanno una più del diavolo, o almeno di noi. Perché la stampa estera vive l’attesa della sentenza della Cassazione sul caso Mediaset con tutti i crismi di un vero e proprio “atto finale” per il Cavaliere – è il titolo di Der Spiegel -, mentre per il Financial Times “la classe politica italiana ha raramente vissuto uno stato di suspense analogo”.
Ora, la notazione dell’FT è probabilmente vera, perché la fibrillazione è forte. Ma la percezione dello Spiegel appare più un auspicio che un dato di fatto. Anche perché, in Italia, gli “atti finali” non si recitano (quasi) mai… E, poi, a dirvi la verità, un po’ mi dispiacerebbe se l’ultima scena della sit-com del Berlusconi politico fosse recitata in un’aula di giustizia (e non sul palcoscenico d’un’elezione).
Il fatto è che i media stranieri sono meno ‘scafati’ di quelli nostrani, e di noi stessi, davanti all’italica capacità di evitare il ‘redde rationem’ tramite il rinvio, il cavillo, l’artifizio, il papocchio.
Il settimanale tedesco non conosce mezze misure: “Berlusconi –osserva- rischia per la prima volta una condanna definitiva”. E aggiunge: “Il Cavaliere trema e il governo è nervoso, perché il verdetto potrebbe sfasciarlo”.
Riferendosi all’intervista di ieri a Libero, ampiamente rilanciata all’estero, lo Spiegel afferma che Berlusconi sta provando il ruolo del martire –sono innocente, ma “se condannato andrò in galera”, cosa che, del resto, non rischia-. Il Times, invece, parla di “atteggiamento di sfida”, mentre molti media anglosassoni rilevano che il Cavaliere ha abbassato il tono degli attacchi alla magistratura, forse perché ora deve fare i conti con le toghe supreme.
Nell’attesa del verdetto, sempre che arrivi oggi, non c’è quasi testata estera che non ci spenda un titolo: The Guardian, “L’interdizione dai pubblici uffici potrebbe porre fine alla carriera politica d’un uomo che, nel bene e nel male, svolge ancora un ruolo influente nel suo Paese”; Le Monde, “Berlusconi davanti alla Cassazione, la scadenza avvelena il clima politico”; Le Figaro, “A Roma va in scena una pièce gravida di conseguenze” per “gli equilibri della fragile coalizione e la durata della legislatura”; WSJ, “sentenza minaccia l’esile maggioranza”; WP, “ultime speranze” di Mr B nel “giorno del giudizio”.
Libération ci mette un po’ d’ironia: “Bustarelle invano”, è il titolo della storia di copertina dedicata a Berlusconi. Come la trama di una fiction: nonostante gli intrallazzi, l’ex premier è condannato e vede crollare il suo impero mediatico crollare. Dove realtà e sogno, cronaca e fantasia s’intersecano. O no? Aspettiamo la sentenza e –forse- lo sapremo.
Sostieni ilfattoquotidiano.it: mai come in questo momento abbiamo bisogno di te.
In queste settimane di pandemia noi giornalisti, se facciamo con coscienza il nostro lavoro,
svolgiamo un servizio pubblico. Anche per questo ogni giorno qui a ilfattoquotidiano.it siamo orgogliosi
di offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti: notizie, approfondimenti esclusivi,
interviste agli esperti, inchieste, video e tanto altro. Tutto questo lavoro però ha un grande costo economico.
La pubblicità, in un periodo in cui l'economia è ferma, offre dei ricavi limitati.
Non in linea con il boom di accessi. Per questo chiedo a chi legge queste righe di sostenerci.
Di darci un contributo minimo, pari al prezzo di un cappuccino alla settimana,
fondamentale per il nostro lavoro.
Diventate utenti sostenitori cliccando qui.
Grazie
Peter Gomez
GRAZIE PER AVER GIÀ LETTO XX ARTICOLI QUESTO MESE.
Ora però siamo noi ad aver bisogno di te.
Perché il nostro lavoro ha un costo.
Noi siamo orgogliosi di poter offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti ogni giorno.
Ma la pubblicità, in un periodo in cui l'economia è ferma, offre ricavi limitati.
Non in linea con il boom accessi a ilfattoquotidiano.it.
Per questo ti chiedo di sostenerci, con un contributo minimo, pari al prezzo di un cappuccino alla settimana.
Una piccola somma ma fondamentale per il nostro lavoro. Dacci una mano!
Diventa utente sostenitore!
Con riconoscenza
Peter Gomez