“Ho visto genitori disperati, quando andando ad iscrivere i propri figli a scuola, hanno scoperto che i bambini non avrebbero fatto più il tempo pieno, né il laboratorio scientifico e neppure l’ora d’inglese. Ma avrebbero fatto, invece, l’ora di friulano. Per nulla utile, quando andranno in altri paesi d’Europa”. A parlare così, nell’agosto del 2010, durante un dibattito alla festa del Pd di Ravenna, era l’allora segretario regionale dei democratici del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani. “E’ importante parlare il friulano – commentava con evidente sarcasmo – è fondamentale”. Ma a distanza di tre anni, nella nuova veste di governatore, l’esponente Pd sembra aver cambiato opinione. Con la legge di assestamento di bilancio appena varata, la Regione Friuli ha stanziato infatti, per l’insegnamento del furlàn nelle scuole materne e primarie, un maxi finanziamento. Anche per quest’anno. Così ai 950mila euro già erogati con la Finanziaria 2013, andranno ora ad aggiungersi altri 700mila euro. Per un totale di oltre 1,6 milioni di euro. Circa 220mila euro in meno, rispetto al finanziamento stanziato lo scorso anno dalla giunta Tondo, ma certamente una somma non da poco. Utile per “il riconoscimento di un’identità”, come sottolinea l’assessore all’Istruzione, Gianni Torrenti, un po’ meno per intrecciare rapporti in Europa.

L’apprendimento a scuola del friulano – “una lingua di minoranza” tengono ancora a precisare i friulanofoni, nonostante la spending review l’abbia declassata a dialetto – e il suo impiego come lingua veicolare, cioè per l’insegnamento delle altre materie, venne introdotto con una legge regionale ad hoc, nel dicembre 2007. Quando alla guida della Regione c’era Riccardo Illy. Da allora, malgrado la Cassazione abbia bocciato (nel 2009) il provvedimento, l’insegnamento della marilenghe (lingua madre) è andato affermandosi sempre più. “Dopo aver chiuso il contenzioso con il Governo (che l’aveva impugnata, ndr) abbiamo reso operativa la legge a cominciare dalla sua parte più importante – rivendicava lo scorso anno l’allora presidente della Regione Tondo – , quella dell’insegnamento del friulano nella scuola. Non più semplicemente come arricchimento dell’offerta formativa, ma come insegnamento pienamente inserito nell’orario curricolare, con una dotazione finanziaria di 2 milioni di euro”.

Cifra sostanzialmente confermata (con un leggero ritocco verso il basso) anche per quest’anno. D’altronde sono gli stessi friulani a chiedere che i loro figli possano imparare sui banchi la lingua friulana: circa il 70% delle famiglie delle province di Udine, Pordenone e Gorizia. “Pur riconoscendo la forte adesione, siamo convinti che questo non sia un buon metro di giudizio dell’offerta formativa” protestano i consiglieri regionali del Movimento Cinque Stelle. Chiedendo lo spostamento di una buona fetta del finanziamento da approvare (500mila euro) “per potenziare le azioni di sostegno in favore dei soggetti disabili nelle scuole”. Tuttavia i consiglieri pentastellati non sono contrari a priori all’insegnamento del friulano nelle scuole. Però “siamo convinti che se si proponesse un potenziamento della lingua inglese, l’adesione delle famiglie sarebbe probabilmente vicina al 100%. Si parla tanto di Euroregione e di internazionalizzazione – ricordano – ma finché i nostri figli avranno investimenti maggiori e insegnanti più qualificati per il friulano piuttosto che per l’inglese, andremo poco lontano”. Parole in perfetta sintonia con quelle pronunciate, illo tempore, da Debora Serracchiani.

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