Licenziamenti a raffica alla Dometic Italy, il gruppo svedese produttore di condizionatori per camper che sta spostando la produzione in Cina. La multinazionale non vuol sentir parlare di “delocalizzazione”, ma di fatto il trasloco è già avviato. E così, dopo i casi Ferretti, Trasmital e Marcegaglia, l’industria romagnola continua a soffrire come non mai.

All’ennesimo incontro con istituzioni e sindacati nella sede della Provincia di Forlì-Cesena (fuori in presidio una trentina di dipendenti) l’azienda ha annunciato che – come risultato dell’operazione di tagli e chiusure nelle sedi di Torino, Bologna e Forlì- si prevedono 45 esuberi su 74 lavoratori con il licenziamento di tutti gli operai, tutti gli impiegati riferiti alla produzione, tutti i magazzinieri più ulteriori figure professionali.

Esuberi che, è stata la proposta della direzione aziendale, potrebbero scendere da 45 a 38 se verrà accettato il piano che manterrebbe a Forlì una produzione di 2.500 generatori, pari a quella attuale, ma di soltanto 1.500 condizionatori – il core business aziendale – rispetto ai 24.600 pezzi prodotti oggi. “Una proposta che rasenta il ricatto e che dal punto di vista industriale non si spiega”, tagliano corto compatte Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil, che rincarano: “Riteniamo gravissime le affermazioni dell’impresa che presenta come immodificabili decisioni assunte al di fuori di ogni negoziazione e condivisione e che cancellano dall’Italia produzioni profittevoli e industrialmente sostenibili”.

I dettagli sulla geografia dei licenziamenti Dometic non li offre, ma la necessità di tagliare riguarda Torino e Bologna (siti commerciali) spostando non si sa per quanto tempo personale a Forlì, dove attualmente lavorano 58 persone (il grosso della produzione è nello stabilimento di via Virgilio).

Il Comune di Forlì e la Provincia di Forlì-Cesena, per iniziativa degli assessori Maria Maltoni e Denis Merloni, hanno chiesto a Dometic di scongiurare la mobilità degli addetti e di “avviare una trattativa vera sul futuro industriale del sito di Forlì senza atti unilaterali in queste settimane”. La rappresentanza aziendale presente all’incontro di martedì, composta dal dirigente Marco Grimandi e dall’avvocato Carlo Martinelli, ha risposto che farà avere una risposta entro lunedì 21 luglio, ma le parti restano distanti.

“Per l’ennesima volta la multinazionale non si è resa disponibile a confrontarsi sul piano proposto dai lavoratori come alternativa alle conseguenze sociali di una decisione industrialmente oltre che socialmente inaccettabile. Chiediamo di aprire un negoziato vero- rilanciano le organizzazioni dei lavoratori- con una delegazione della multinazionale che possa prendere decisioni anche sul merito delle scelte e discutere il proprio piano strategico, perché riteniamo sia una follia pura trasferire fuori dall’Europa i condizionatori prodotti per i costruttori di camper che si trovano proprio in Europa occidentale”.

Nel frattempo, la mobilitazione della politica sembra trasversale agli schieramenti politici ma ancora poco efficace: interrogato da Gian Guido Naldi (Sel-Verdi), l’assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli si è interessato alla vertenza annunciando di poter sondare la disponibilità dei produttori di camper italiani per rendere più competitiva la filiera del Made in Italy, Jacopo Morrone della Lega Nord di Forlì-Cesena parla di “incentivi, contributi economici e sgravi fiscali per chi produce localmente e investe nel comprensorio romagnolo: queste le ‘armi’ da mettere in campo per salvaguardare operai e famiglie forlivesi”.

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