Niente moschee, siamo padani. Succede a Bondeno, comune in provincia di Ferrara, noto per avere il primo sindaco leghista di un comune sopra i 15mila abitanti in Emilia-Romagna e per essere stato uno dei centri più colpiti dal terremoto del maggio 2012. A scuotere il paese in questi giorni sono le dichiarazioni del primo cittadino Alan Fabbri di fronte alla richiesta di uno spazio per una nuova sede del’associazione culturale Essalam. La risposta consegnata a un quotidiano locale è stata fin troppo chiara: “nel territorio Bondenese non si faranno moschee, né centri di cultura islamica. All’interno del comune non abbiamo, dal punto di vista urbanistico, aree da dedicare a luoghi di culto, almeno per i prossimi 30 anni”.

Eppure nessuno aveva parlato di luoghi di preghiera, tantomeno i diretti interessati: “cerchiamo solo una sede consona alla nostra associazione”. Niente moschea, insomma, anche se nei comuni limitrofi, da Finale Emilia a Sermide, da Ferrara a Cento, non ci sono stati problemi per autorizzarle. Le circa 400/500 persone di religione musulmana residenti a Bondeno si devono accontentare di fare i pendolari della preghiera. “Quello che chiediamo è solo uno spazio per le nostre attività culturali – ribadiscono i rappresentanti di Essalam -, non ci sembra di far nulla di contrario alla legge. E nemmeno chiediamo niente a nessuno, visto che tutte le nostre attività sono pagate con i soldi dell’associazione, di volontari e di fedeli”. Nel frattempo l’associazione usufruisce della vecchia sede del Pd locale (che giudica “fuori luogo ed eccessive” le dichiarazioni dal sindaco), in via Goldoni.

Un modo per ottenere i voti dei cittadini di religione islamica secondo l’esponente del Carroccio, che chiarisce il perché di quei 30 anni senza moschee: “a parte il fatto che espressamente non abbiamo ricevuto alcuna richiesta, il psc non ne prevede autorizzazioni per luoghi di culto per molto tempo”. Una questione urbanistica insomma per Fabbri. “Non solo – aggiunge -; bisogna anche verificare se è vero che non intendono creare una moschea nella nuova sede”. Processo alle intenzioni? “già tre anni fa emisi un ordinanza che chiudeva una moschea abusiva sorta in via per Zerbinate, gestita proprio da questa associazione. Allora avevano il permesso per corsi di lingua. Dai sopralluoghi della questura emersero situazioni fuori legge, con celebrazioni religiose in luoghi non autorizzati, locali fatiscenti e morosità a livello di tributi”.

Ma la questione per Fabbri esula dalla realtà locale: “e poi non c’è un concordato tra lo Stato italiano e il mondo islamico così come esiste con cattolici, ebrei e altre religioni”. Quindi non è una questione di ‘padanità’? “Noi siamo cristiani – si irrigidisce il sindaco – e la religione predominante da noi è quella cattolica”. E per togliere ogni dubbio, anche a chi vedeva un clima da caccia alle streghe: “Non abbiamo bisogno di minareti, né di moschee nascoste dietro alle quali spesso si nasconde qualcos’altro”.

Su una cosa Alan Fabbri ha ragione: la questione ormai non riguarda più il suo paese. Ora interesserà anche il ministro dell’Interno, al quale il deputato emiliano-romagnolo di Sel, Giovanni Paglia ha rivolto una interrogazione per far presente che “la libertà di culto è tutelata da almeno 3 articoli della Costituzione, in particolare dall’art. 19 (“Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata”)”. Paglia ricorda poi che “nel Comune di Bondeno risiedevano al 01/01/2011 1.431 cittadini stranieri, pari al 9,3% della popolazione censita, di cui oltre il 50% provenienti da paesi a prevalenza di religione islamica. Le posizioni del sindaco di Bondeno non possono configurarsi come delle innocue opinioni, bensì lesive della dignità costituzionale e dei diritti di cittadinanza di circa un 10% della popolazione da egli amministrata”.

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