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Equitazione, se a galoppare è il debito: buco di 7 milioni alla federazione italiana

Una commissione ha portato alla luce un deficit milionario sotto la precedente gestione della Fise. Tra le cause anche stipendi d'oro e bonus per i dirigenti. E dopo una sentenza che ha annullato le ultime elezioni, il Coni è stato costretto a commissariare l'organismo
Equitazione, se a galoppare è il debito: buco di 7 milioni alla federazione italiana
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Tre bilanci non approvati, un buco da sette milioni di euro e un presidente decaduto: la Federazione Italiana Sport Equestri (Fise) è precipitata nel caos a seguito degli scandali finanziari e amministrativi che l’hanno colpita nelle ultime settimane.

Prima la scoperta di un deficit milionario. Poi, a stretto giro di posta, l’annullamento dell’assemblea elettiva dello scorso settembre: l’Alta corte di giustizia del Coni ha accolto il ricorso del “Circolo Ippico Uccellina”, che protestava contro la mancata ammissione al voto di 133 associazioni. E così è stata dichiarata nulla anche l’elezione di Antonella Dallari, che aveva battuto al fotofinish (5088 voti a 4994) il presidente uscente, Andrea Paulgross. A quel punto il commissariamento è diventato inevitabile: per mettere ordine alla situazione il Comitato Olimpico ha scelto Gianfranco Ravà, già presidente della Federazione Italiana Cronometristi (Ficr).

Ma Ravà dovrà affrontare una questione ben più spinosa dell’appianamento dei dissidi interni e l’indizione di nuove elezioni. Nel corso del suo breve mandato, la Dallari aveva infatti nominato una commissione mista Fise-Coni per indagare sullo stato patrimoniale della Federazione, al termine della gestione Paulgross. E l’inchiesta ha portato alla luce un deficit economico di 6.109.000 euro, che raggiunge i 7 milioni per il deficit patrimoniale. Secondo Michele Testa, membro della commissione, si tratta del “più grande debito nella storia di una federazione”. “E potrebbero esserci anche altre sorprese”, ha aggiunto il presidente del Coni, Giovanni Malagò.

Ancor più grave è che a contribuire al buco siano stati stipendi d’oro e bonus per i dirigenti: secondo quanto denunciato dalla Dallari, il vecchio presidente riceveva dalle casse federali una cifra vicina ai 100 mila euro annui (più rimborsi spese vari) attraverso l’accumulo di gettoni di presenza, nonostante lo statuto non preveda alcun emolumento per i dirigenti (tutte cariche onorifiche a livello di volontariato). Altri 500 mila euro se ne sono andati in auto blu e soggiorni in alberghi a cinque stelle. Su questa malagestione la Dallari ha già provveduto ad inoltrare una denuncia alla Procura Federale, e un’altra verrà depositata nei prossimi giorni presso la Corte dei Conti. “Qualcuno deve rispondere di questi errori”, dice.

Eppure, dai documenti pubblicati sul sito ufficiale della Federazione dalla precedente gestione, i conti parevano perfettamente in ordine. I rendiconti del 2010 e del 2011 si chiudono addirittura in attivo, rispettivamente di 460 e 570 mila euro. Ma secondo i risultati dell’indagine la verità è ben diversa, e segna un risultato negativo a sei zeri: il trucco sta in crediti inesigibili che continuavano ad essere riportati di bilancio in bilancio, e nell’omissione di altri documenti. Del resto, gli ultimi tre bilanci Fise (2009, 2010 e 2011) non erano mai stati approvati dal Coni, che alla Fise nel 2013 ha girato oltre un milione e mezzo di euro di contributi pubblici. “Forse invece di limitarsi a rispedire al mittente i bilanci si sarebbe potuto intervenire prima, evitando che l’ammanco lievitasse anno dopo anno”, sottolinea la Dallari.

Adesso sbrogliare l’intricata matassa toccherà al commissario straordinario Ravà, che oggi si è insediato nella sede in viale Tiziano a Roma e ha tenuto una prima riunione con i suoi collaboratori, tra cui Alberto De Nigro, noto commercialista, che lo assisterà nel ruolo di sub-commissario per la parte amministrativo-contabile. “Nei prossimi giorni cominceremo a lavorare e visionare i documenti”, fa sapere Ravà al fattoquotidiano.it. “Di certo – prosegue – se il deficit sarà confermato spetterà interamente alla federazione ripianarlo, senza pensare ad aiuti esterni”. Per l’equitazione italiana, quindi, si annunciano tempi duri. “La situazione è molto pesante e compromette l’attività sportiva“, commenta la Dallari. “La programmazione subirà per forza di cose una battuta di arresto, e le conseguenze del disastro economico ricadranno su atleti e associazioni”. Come sempre.

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