Basilica di Santa Croce - gabinetti chimici Il padre Dante fulmina sdegnato la fila di gabinetti chimici che accolgono i turisti, i fedeli e – chissà se ancora – i fiorentini e gli abitanti del quartiere di Santa Croce che, nei prossimi mesi, proveranno a entrare nel tempio che serba “l’itale glorie”. Ugo Foscolo continuava, nei Sepolcri, scrivendo che a camminare tra i marmi della basilica fiorentina, cioè tra “l’urne dei forti”, “l’ossa fremono amor di patria”: oggi, invece, l’ossa fremono di indignazione per un intero patrimonio culturale buttato letteralmente nel cesso da decenni di politiche ‘culturali’ demenziali.

L’amministrazione di Matteo Renzi – in questo, come pressoché in tutto il resto, identica a quelle che l’hanno preceduta – tratta Piazza Santa Croce alla stregua di una “location”: per il Calcio Storico (su cui il tacere è bello), per le lecturae Dantis di Benigni e soprattutto per la cosiddetta “movida” notturna. Dopo anni di proteste inascoltate, i frati francescani e i residenti hanno trascinato l’amministrazione in tribunale pretendendo che il volume degli spettacoli non violi la legge (Dante letto da Benigni è bellissimo: un po’ meno se ti fa tremare il pavimento), e che l’ubriachezza molesta di migliaia di turisti non trasformi definitivamente il quartiere in un gigantesco pisciatoio continuamente animato da risse.

Il problema è più generale, e riguarda l’uso civico delle piazza monumentali italiane: come si è visto di recente a Napoli, con le (sacrosante) polemiche seguite alla concessione pressoché gratuita di Piazza Plebiscito a un evento a pagamento (il concerto di Bruce Springsteen).  

L’estate italiana rende tangibilmente evidente come gli “eventi” (quasi sempre commerciali, e di bassissimo livello) si mangino i monumenti: con la scusa di far “vivere” le piazze storiche, si fa esattamente il contrario, e cioè si espropriano i cittadini di uno dei pochi beni comuni ancora accessibili a tutti. Almeno, però, cambiamo il nome degli assessorati alla Cultura: assessorati alle location (& cessi chimici) è forse troppo lungo. Ma rende meglio l’idea.

 

il Fatto Quotidiano, 19 giugno 2013

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