Negli ultimi mesi i giovani psicoterapeuti che supervisiono mi hanno descritto numerosi casi venuti alla loro consultazione che fanno riflettere rispetto al problema della violenza nella coppia.

Lo schema ripetitivo è, più o meno, questo:

1. persone immature psicologicamente con scarsa autostima e autosvalutazione sistematica di sé.

2. per compensare a questo vuoto interiore vogliono sertirsi desiderati, amati e ricercano relazioni che riempiano la loro vita.

3. visto che il rapporto non è di amore ma di bisogno del partner succede spesso che si determina un passaggio veloce da una relazione ad un’altra che in quel momento riempie di più il vuoto esistenziale (perché è più bello, più di successo, più gettonato).

4. chi si sente abbandonato ripiomba nel vuoto interiore e in questo stato di autosvalutazione pensa: “anche questa volta ho fallito!”. Può facilmente meditare gesti estremi quali il suicidio o la violenza su colui che lo ha lasciato.

In questo contesto l’aiuto psicologico è fondamentale per tentare di arginare le pulsioni distruttive. La cura di queste gravi patologie esistenziali quindi c’è anche se laboriosa e complessa.

Quello che manca è la prevenzione.

Pene più severe per la violenza sul partner, specie se più debole, possono avere un effetto deterrente limitato. Chi pensa prima di tutto al suicidio e poi, eventualmente, all’aggressione del partner non si sofferma a riflettere sull’eventuale detenzione.

Si dovrebbero trovare altre modalità preventive.

Me ne vengono in mente due:

a. limitare tutte quelle azioni mass mediatiche che tendono a distruggere l’autostima dei giovani tenendoli in uno stato di infantilismo esistenziale.

b. predisporre programmi educativi sul significato e sulla teoria dell’amore e della relazione di coppia.

In due prossimi post cercherò di descrivere meglio queste due opzioni preventive.

Per il momento chiedo qualche suggerimento, commento o riflessione ai lettori.

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