In pochi giorni a Bologna si passa dalle frasi roboanti e ingiuriose ai trattati di pace e alle dichiarazioni d’eterno amore! Succede tra l’amministrazione guidata dal sindaco Merola e il suo più impegnativo alleato in giunta Sinistra Ecologia e Libertà: l’occasione del dissidio è l’ormai imminente voto referendario (consultivo) per l’abolizione dei finanziamenti alle scuole materne, paritarie-private, sul  quale SEL sostiene il referendum avversato dal Sindaco e da tutta la giunta.

Sottotraccia però ci sono diverse e molteplici ragioni di tensione: a livello nazionale la vicenda dell’elezione del presidente della Repubblica e la formazione del Governo delle larghe intese hanno visto rompersi l’alleanza elettorale che aveva dato luogo al progetto-programma “Italia bene comune”.

A livello locale non solo la scuola, anche sui trasporti i dissensi e i mal di pancia di SEL, si avvertono nella vicenda People Mover, il discusso progetto di collegamento tra stazione e metrò, attraverso una linea ferroviaria, in gran parte realizzata su un nastro di cemento di cinque chilometri, giunto a un punto molto delicato per le incongruenze anche sul piano contrattuale oltre che per le incertezze del piano economico-finanziario.

Infine anche per la gestione degli spazi pubblici e con i giovani dei centri sociali le polemiche non sono mancate, tra il sindaco e Milena Naldi presidente del quartiere San Vitale.

Da ultimo le dichiarazioni molto offensive di Merola contro Vendola, schierato a fianco dei referendari, hanno portato a un passo dalla rottura, oggi invece la notizia di una riappacificazione e i toni decisamente diversi del sindaco su tutta la vicenda referendaria, fa intravedere un momento di resipiscenza, anche perché la demonizzazione dei sostenitori della scuola pubblica, può far correre seri rischi alla stabilità dell’amministrazione, nel caso di esito favorevole per i proponenti.

Queste vicende s’inquadrano però in un più generale sommovimento politico che attraversa il Partito Democratico, molto provato dalla vicenda nazionale e attraversato da fortissime tensioni per il dissenso di moltissimi iscritti ed elettori contro lo sbocco della crisi e a Bologna in particolare per il “colpo alle spalle” inferto al fondatore dell’Ulivo Romano Prodi dai centouno dissenzienti “incappucciati”.

Tutto il progetto del PD è in discussione  anche se non ancora apertamente: il bilancio di vent’anni di scelte politiche all’insegna del continuo cambiamento di strategie e assetti non è certo brillante, per molte e diverse ragioni: certo oggi c’è una presenza numericamente forte in parlamento in conseguenza dell’orrida legge “porcellum” e del forte premio di maggioranza ma se si votasse adesso, il PD sarebbe il terzo partito dopo PDL e M5S, una débâcle annunciata che pende come una spada di Damocle sugli equilibri politici.

Ciò (la paura del voto) se possibile  sta determinando un ulteriore scivolamento di posizioni del gruppo al comando verso il “centro moderato” che sembra essere la cifra prevalente nel partito. In questo senso il nodo gordiano del carattere del partito, il rischio di un definitivo sradicamento del suo elettorato storico sono reali, se non è posto un serio rimedio con un’efficace inversione di rotta, sono questi i temi del prossimo congresso.

Bologna è per le sue caratteristiche socio-politiche il centro di “gravità permanente” delle dinamiche del centrosinistra, la sconfitta di Bersani e del “gruppo emiliano” segna la fine di una fase politica che prefigurava un indirizzo “riformista” destabilizzato dalla crisi politico-istituzionale.

In questo quadro la funzione di SEL, alleato minore ma strategico per il PD, assume un rilievo maggiore per fugare i dubbi sulle intenzioni di marcia, in altre parole che le larghe intese sono un evento contingente e a termine, per tornare a un progetto di centrosinistra organico; nel caso contrario, sarebbe veramente grave.

Per SEL a questo punto l’imperativo categorico è uscire dalla marginalità dell’attuale forza elettorale e puntare davvero a essere quell’ingrediente importante della costituzione di una forza (altro da sè) autenticamente di sinistra in Italia, in grado di pesare nelle scelte non solo per le capacità del suo maggior leader; se non ora quando?

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