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Il conformismo di sinistra

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Contravvenendo alle buone regole che mi ero dato, giovedì ho visto la puntata di Servizio Pubblico. Il tema, assai insulso per persone che si definiscono di sinistra e che sono cresciute intonando la canzoncina “sex drugs and rock&Roll – papapapapapapa –”, verteva su puttane, festini e cotillon (oggi lap dance) e il solito connubio che fa di Berlusconi, nella migliore delle tradizioni bigotte, uno sporcaccione. Cose di cui, quella parte che ha votato Berlusconi ma anche una parte che non lo ha votato (il sottoscritto, ad esempio) se ne frega amabilmente. Così come dovrebbe fregarsene delle decisioni di una donna che ha deciso che una borsa di Hermes valga bene una messa.

Per alleviare la leggerezza della trasmissione, e per dare un tocco di impegno sociale alla stessa, due servizi, disconnessi l’uno dall’altro: il primo che afferisce alla Tv della pietà con il tragico caso del lavoratore che si è dato fuoco per difendere la propria povera casa venduta a un’asta e il secondo, incomprensibile nell’economia di quella puntata, sul dissidio locale e periferico che il Movimento 5 stelle sta vivendo in quel di Ancona.

Per una volta do piena ragione a Grillo quando dice che la Tv sa generare mostriciattoli. E’ indubbio, o almeno è parso così a me, che quel servizio rimestava nella immondizia giornalistica di chi voleva porre in cattiva luce Grillo e il suo movimento in assenza di altri e più solidi argomenti. Improvviso, calato dall’alto dando sensazionalismo a una faccenda abbastanza misera per dimensioni e contenuti e, oggettivamente, di scarso interesse rispetto ad altre dinamiche del movimento.

Il pluralismo televisivo sa dare anche frutti amari: uno di questi è il conformismo. In realtà sarebbe cosa auspicabile sentire, ogni tanto, un pensiero originale, una provocazione, un ragionamento complesso le cui sfaccettature rispecchino altri e ulteriori ragionamenti.

Al contrario, in un gioco delle parti ormai consolidato, la prevedibilità di parole e idee, si sussegue senza alcun sussulto. Se la giustizia è allo sfascio è solo colpa di B. o se la sinistra è morta è per causa di D’Alema. Ingroia e Di Pietro sono vittime del Pd e la distruzione dell’istruzione pubblica è solo ed esclusivamente addebitabile ai tagli da neo liberismo.

Più che al riformismo occorrerà rifarsi al conformismo di destra o di sinistra, per capire da che parte si vuole stare. E per coloro che non si assoggettano a tale sterile logica non ci sarà, in Italia, alcuna trasmissione televisiva desiderosa di accoglierli.

Soffocati in queste poche certezze abbiamo costruito le gabbie concettuali entro i cui confini ci possiamo muovere. Se si va oltre, scatteranno inesorabili le scomuniche di destra o di sinistra o, buon ultime, grilline.

Forse, l’immobilismo del nostro paese nasce anche dall’immobilismo dei nostri neuroni, incapaci di rigenerarsi.

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