‘Tobia’ Righi, il manager tuttofare di Lucio Dalla, corre emozionato su e giù per il cortile stracolmo del liceo linguistico e di scienze sociali Laura Bassi: una parola a Gaetano Curreri, una a Jole Melotti, una pacca sulla spalla all’assessore provinciale all’istruzione De Biasi, una stretta di mano ad uno dei tanti genitori in ghingheri davanti alla performance live dei propri figli.

Perché a Bologna, nel primo sabato primaverile dell’anno, si festeggia ufficialmente la nascita del Liceo Musicale Lucio Dalla. E Tobia, all’anagrafe Umberto, è il collante principale di un’operazione di restyling culturale e allargamento dell’offerta formativa in città, senza precedenti. Venticinque alunni per la prima sezione (già attiva da qualche anno, n.d.r.) che si tenterà di portare a 28 dal prossimo anno, 65 preiscrizioni già oggi a quattro mesi dall’inizio dell’anno scolastico 2013-2014, strumenti musicali offerti dalla storica Bauer e perfino un contributo della fondazione Unipolis, area Unipol, di 110 mila euro.

E come se non bastasse quando, e se, la fondazione Dalla diventerà realtà la sezione “musicale” che dal prossimo anno verrà riconosciuta ufficialmente dal ministero dell’istruzione, potrà perfino rientrare nell’orbita degli eredi dell’autore de L’anno che verrà. “Stiamo ancora studiando, non vogliamo compiere errori”, spiega la cugina Melotti, “ma ci facciamo aiutare da Tobia”. Insomma, tutto torna. Righi è l’anello di congiunzione tra parenti e amici di Lucio, tra eredi e istituzioni, soprattutto quando il meccanismo mostra i primi segni di ruggine: “Lo scorso autunno Gaetano Curreri, a nome anche di Samuele Bersani e Luca Carboni”, spiega lo storico manager, “mi disse che dovevamo fare di tutto per far nascere il liceo intitolato a Lucio e quindi mi chiese di poter parlare e convincere i parenti. Gli dissi non c’entravo più niente, ma scherzavo, ovviamente l’ho aiutato ed eccoci qui. Certo che se ci deve essere un merito per questo risultato, va tutto ai genitori dei ragazzi che hanno portato avanti la loro lotta”.

Eccoli allora, babbi e mamme entusiasti, bidelli in grembiule con le videocamere, compagni di scuola che non suonano ma che si spellano le mani ad applaudire i vicini di corridoio che suonano magnificamente il contrabbasso e l’oboe, il flauto traverso e perfino il vibrafono. In scaletta la Sarabanda in Re minore n. 11 di Handel che Kubrick ha usato in Barry Lyndon, poi il Concerto Grosso di Corelli, infine arrivano gli omaggi a Lucio.

Toccanti, semplici, diretti, tutto il talento che d’ora in avanti la scuola coltiverà ufficialmente, senza più passare da una qualsiasi X-Factor: Canzone, poi Caruso cantata da Josephine della IV M e ancora Anna e Marco che commuove sempre e con Curreri che si intrufola sul palchetto e diventa comprimario modulando alcune strofe: “Lucio ci ha insegnato quello che voi apprezzate. In tutti i generi musicali ci sono cose buone. Lui veniva dal jazz, ma sfidava con amore viscerale la classica”, spiega al pubblico il leader degli Stadio, “Poi aveva la generosità dei grandi artigiani: ti prendeva in bottega e ti insegnava. Credo sarebbe stato molto felice di vedervi qui oggi”.

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