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Elezioni 2013, Bersani: l’approssimazione perfetta!

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Ricevo e pubblico sul mio blog la lettera di Maurizio Berté, un’opinione che credo vada assolutamente condivisa e valorizzata:

Cara Janu ti scrivo così ti distrai un pò,

pensavo di aver capito male la prima volta che l’avevo sentito, invece no, Bersani dice proprio “la” pidielle. Ma come c’è arrivato, che giornali legge al mattino, che radio ascolta a mezzogiorno, che televisione guarda la sera, con chi parla tutto il giorno? Come continua, da due settimane ormai, più volte al giorno con l’orrido, la “sue” responsabilità, parlando di Grillo, senza che nessuno, con tutto lo staff che ha, gli suggerisca che sarebbe meglio dire “proprie”. Bagatelle dirai, mica tanto dico io, intanto sono già passati 24 giorni dal conteggio dei voti ma, non ci posso credere, nessuno ci può credere, non è ancora successo niente, niente, zero virgola zero. L’unica cosa certa è l’approssimazione perfetta, titolo giusto per il film nel quale ci troviamo e nel quale Bersani, sempre lui gioca il ruolo da protagonista, me lo ricordo in qualche talk dove la cosa più precisa che diceva era: “un pò’”, ma anche “qualcosina”, eccetera eccetera.

Del resto non è la prima volta che l’insipienza è al potere. John Kenneth Galbraith, nel suo libro “Il Grande Crollo” ci racconta che politici, economisti, banchieri e affini non capirono nulla della famosa, troppo famosa, crisi del 1929, né come evitarla né come superarla. Ma anche oggi, con tutti i genialoni che abbiamo in giro per il mondo, non c’è nessuno, diconsi nessuno, che dica qualcosa di serio sulla crisi, se ne stanno lì, a guardare l’orizzonte. Mah, perché poi le cose cambiano alla velocità della luce, e quando si arriva agli incroci la storia diventa matematica, pim, pum pam e chi s’è visto.

Per esempio guarda cosa è successo in Germania negli anni che vanno dal 1928 in poi. C’era un partito, indovina quale, sì hai indovinato quello nazista che nel 1928 prende circa 800.000 voti pari al 2,6%. Ma nel Settembre 1930 passano a 6,4 milioni di voti pari al 18,3%, che nell’Aprile 1932 salgono a 13,4 milioni di voti pari al 36,8% e nel Luglio 1932 arrivano a 13,7 milioni di voti, pari al 37,4%… Eh beh, dài e dài…

di Maurizio Bertè

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