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Francesco d’Assisi. Per Liliana Cavani simbolo del rifiuto all’omologazione

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Michey-RourkeMentre Francesco d’Assisi (1966) esce in Dvd in una copia restaurata, Liliana Cavani sta rivedendo la sceneggiatura del terzo film che ha deciso di dedicare alla sua “gigantesca e imprendibile” figura. Senza pericolo di smentita, Francesco è il filo rosso che attraversa la filmografia controcorrente di una cineasta fuori dalla mischia e scandalosa per vocazione, quasi un’ossessione pronta a riemergere oggi dopo la seconda versione interpretata da Mickey Rourke e Helena Bonham Carter. Eppure, la regista si appassionò a quello che definisce “più un territorio che una personaggio” quasi per caso, subito dopo l’esperienza di una serie di straordinari reportage girati per la Rai. “Un giorno mi chiamò Angelo Guglielmi, dicendomi di avere in progetto una celebrazione del Patrono d’Italia. Gli dissi subito che non mi interessava, ma mi consigliò di leggere comunque qualcosa sull’argomento. Fortuna volle che mi capitò in mano un libro dello storico Paul Sabatier e mi si aprì un mondo”. 
 
Per una donna di formazione laica come lei, cresciuta con un nonno anarchico-socialista, non si tratta di una strana folgorazione?
Assolutamente no, stiamo parlando di un pensatore straordinario. Francesco era un uomo di una libertà assoluta, uno dei massimi intellettuali della storia della nostra cultura. Cosa davvero straordinaria, forse unica, non è possibile strumentalizzarlo in nessun modo, perché la sua ribellione è tutta interiore. Un personaggio inattuale per forza di cose”.
 
La seconda pellicola, semplicemente Francesco (1989), iniziava laddove terminava la precedente, sul corpo morto del divo hollywoodiano Rourke a sostituire quello di Lou Castel.
Quando vidi Lou per la prima volta capii di aver trovato il mio Francesco, solo lui poteva interpretarlo, mentre il secondo copione lo scrissi proprio pensando a Rourke, attore e uomo magnifico. Si può affrontare un argomento come questo da moltissime angolazioni. Dopo il primo film, raccontato come se fossi stata una cronista del suo tempo e generalmente associato alla Contestazione, nel secondo volevo approfondire di più il lato mistico, ma c’è molto altro da esplorare…”.
 
Ad esempio l’esperienza ad Oriente, esclusa da entrambe le pellicole?
Il motivo per cui non ho raccontato quella parte della storia è semplice: quando ho girato, la documentazione era davvero poco dinamica. Dagli anni Novanta in poi, invece, è stato scritto molto su Francesco e l’Oriente, ci sono nuove ipotesi, interessanti ricostruzioni. E’ una figura sterminata, appena pensi di averla messa a fuoco, capisci che è già altrove”.
 
Un personaggio difficile da comprendere, chi ci è riuscito meglio?
Il primo a capirlo è stato Dante, nella Divina Commedia scrive che è sposato con Madonna Povertà, ma anche Giotto, un cineasta del suo tempo mi piace dire, i contemporanei insomma. Poi c’è stata un’ombra sulla sua figura, non era per niente una personalità gradita, perché difficile da etichettare, quasi un simbolo del rifiuto all’omologazione. Francesco appartiene più al futuro che alla contemporaneità, sicuramente non al passato.
 
A che punto siete con il lavoro?
Il copione è quasi pronto e subito dopo l’ultima revisione penserò al cast. Sarà una produzione Ciao ragazzi per la Rai con partner internazionali, speriamo di poter girare la prossima estate”.

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