Quando lo chiamo, ha appena finito di discutere su twitter con una fan di Annalisa. E lui, Claudio Coccoluto, una vita a far ballare la gente in ogni angolo del mondo, lo racconta quasi divertito. Scorie dell’ultimo Festival di Sanremo, dove il dj era presente come membro della giuria di qualità. Quel gruppetto radical chic presieduto da Nicola Piovani, per intenderci. L’ho chiamato con la speranza che mi racconti qualcosa di torbido, strano, scorretto nelle votazioni. E invece no, niente di anomalo. Non stavolta, non nel Sanremo targato Fazio. Altre volte, invece, il giurato Coccoluto aveva avvertito un’aria diversa: “E’ stata la mia terza volta, e le due giurie precedenti, con Pippo Baudo alla conduzione, avevano operato in un’atmosfera un po’ più baudesca…, nel senso migliore del neologismo” Come funzionava il meccanismo di voto?
Era tutto molto preciso e trasparente. Nando Pagnoncelli ci aveva spiegato nei minimi dettagli il modo in cui avremmo espresso i nostri voti e tutto è andato liscio. Nessuna pressione di manager e case discografiche?
No, niente.

Marco Mengoni ha vinto anche grazie ai voti della giuria. Te lo aspettavi?
Il suo era un tipico pezzo sanremese ma lui è stato bravo. Nella mia classifica era più o meno a metà…E secondo me ha vinto quando ha cantato, molto bene, la canzone di Tenco, perché lì ha convinto anche i più scettici.

E in giuria c’era qualche suo supporter, invece?
Eleonora Abbagnato si è subito dichiarata una mengoniana di ferro.

La potenza di fuoco di Mengoni sui social network è stata impressionante… Movimento spontaneo o marketing organizzato?
Ho cercato di capirlo anche io. Ma di sicuro, Justin Bieber a parte, non è si è mai vista una cosa del genere, almeno in Italia.

Vittoria del televoto, quindi?
Anche. Ma bisogna dire che in questa edizione del Festival si è premiata molto la teatralità delle esibizioni, live act Elii a parte (che non sono neanche classificabili per statura). Mengoni in questo è bravissimo. Ma anche Gazzé è stato efficace. Per non parlare di Al Bano e delle sue flessioni…

La performance più efficace del talento?
Non solo, ma sicuramente ha contato anche quella. Ti faccio un esempio: adoro Malika Ayane, ma sul palco è stata poco incisiva, rispetto al contesto dello show nel totale.

Un po’ fredda?
Esatto. Va bene essere sofisticata ma se esageri ti allontani dalla gente, parliamo di una serata su RaiUno!

La componente teatrale ha trionfato anche tra i giovani.
È vero. E sinceramente, dopo aver conosciuto Antonio Maggio qualche giorno fa, posso dirti che sono contento che abbia vinto lui.

Una vittoria su tutta la linea dei talent. Che ne pensi?
Sono una realtà, ormai. Rappresentano una gavetta compressa per tempo e contenuti. Aiutano a far fiorire in fretta il talento. Ma il rischio è che non regga il primo impatto con il grande pubblico.

Un po’ quello che è successo a Chiara…
Per quanto riguarda Chiara, hanno inciso molto anche i brani. Se hai una potenziale Adele, non puoi mortificarla con pezzi alla Giusy Ferreri.

Restiamo in tema talent. Che pensi del pubblico del talent, abituato al televoto e che ha condizionato la gara?
La parte negativa dei talent è l’aggressività del pubblico. I fan diventano tifosi, che appoggiano il loro idolo a prescindere. Bisognerebbe far capire loro che la musica non è sempre una gara.

A proposito di gara, i Modà si sono lamentati molto per come è andata a finire…
Il caso dei Modà è singolare. Risultano antipatici a un sacco di gente. La mia TL su twitter, durante le serate del Festival, era piena di gente che voleva che perdessero ad ogni costo, cosa che me li ha resi più simpatici, personalmente.

Che ne pensi del tentativo di Fabio Fazio di mischiare la musica pop con la musica d’arte?
Mi è piaciuto molto. E l’intervista al maestro Harding è stata il manifesto di questo Sanremo: Verdi e Wagner possono davvero convivere con la musica pop.

Eppure in gara c’erano molti artisti di nicchia…
E’ vero. Molti cantanti credono che vendere dischi, e quindi diventare commerciali e popolari, sia una colpa. Eppure dietro il successo nella musica c’è una fatica bestiale. Servono sensibilità e intuito.

Bisognerebbe spiegarlo a Gazzè, Cristicchi, Silvestri, eccetera…
Ma lo sanno perfettamente anche loro! Daniele Silvestri ha detto una cosa molto divertente quando ha scoperto di essere nono nel televoto: “Non starò diventando troppo popolare?”

Vuoi dire qualcosa ai fan di Annalisa che continuano ad attaccarti su Twitter?
Ma no, cosa devo dire. Semplicemente la canzone non mi è piaciuta. Se poi venderà un sacco di dischi, sarò contento per lei. Però, ragazzi, sbranatevi pure per i vostri idoli, se vi va. Ma tornate a discutere di musica, come si faceva quando ero ragazzo al bar, e litigavo con i sostenitori dei cantautori. Una discussione utile, perché porta alla contaminazione. La musica non è fatta a compartimenti stagni.

Articolo Precedente

Manoscritti/17: poesie di Lorenzo Foltran

next
Articolo Successivo

Oscar 2013, i vincitori. Michelle Obama “premia” Argo

next