Lucio Dalla era un orfanello, io invece figlia di un famoso studioso degli etruschi e tra noi due c’era questo gap sentimentale. Così mi venne da scrivere per lui una canzone sull’assenza del padre”. Paola Pallottino, oggi 72enne, vorrebbe essere ricordata come la più importante storica italiana dell’illustrazione, una vita a diffondere nelle università quest’arte. Invece i posteri la ricorderanno prima di tutto come l’autrice di 4/3/1943: ”A dire il vero si intitolava Gesù-bambino, tutto attaccato, ma Lucio, esasperato dai problemi della censura per Sanremo, decise di intitolarla con la sua data di nascita’.

Immersa nel suo studio di Bologna, un dedalo di scaffali con migliaia di libri, Paola ricorda l’incontro con Dalla: ”Appena sposata vissi in Tunisia e assorbii cultura francese, un’overdose di Brel, Brassens. Nel frattempo in Italia era arrivato Fabrizio De André. Così improvvisamente iniziai a scrivere e a scoprire che si potevano comporre cose diverse da Papaveri e papere”. Poi il ritorno in patria e l’arrivo a Bologna: ”Alcuni amici mi avevano detto che se volevo proporre dei testi c’era Lucio Dalla. Così dal 1965, a 26 anni, abbiamo iniziato a collaborare”.

Poche canzoni quelle del sodalizio Dalla-Pallottino, che però hanno segnato tutta la prima parte della carriera del cantante. Tra queste Il bambino di fumo, Un uomo come me, Anna Bellanna, Il gigante e la bambina, per arrivare alla meravigliosa Gesùbambino. Il segreto di quei successi Paola lo spiega con una parola: la metrica. ”Ho una vocazione alla metrica, potrei parlarle in endecasillabi, ma sarebbe buffo”. Con l’ennesima sigaretta si accendono anche i suoi occhi di ragazza: ”Di solito la canzone si costruisce o insieme, musica e parole, o con il paroliere che lavora su una musica già pronta. Ma a me è capitato il contrario: io davo i testi a Lucio e lui ci metteva la musica, senza cambiare una virgola”.

Paola era come una sarta per Lucio. ”Sapevo come avrebbe pronunciato le parole, come avrebbe mosso la voce”. Proprio per questo i due una volta litigarono: ”Fu per Il gigante e la bambina. Gliela avevo cucita addosso, ma lui volle regalarla a Ron. Io gli dissi che lui era troppo giovane, che la canzone non era per lui”. Ma niente, Dalla fu irremovibile.

Non ha nulla contro Ron: anzi, negli anni Settanta la giovane autrice scrisse anche per lui e per Angelo Branduardi. Nel frattempo, con l’avvicinamento di Dalla al poeta Roberto Roversi, la collaborazione con Pallottino si interruppe: ”Ovviamente lavorò con lui! Prendi una canzone come Nuvolari: mi fa impazzire, è perfetta”.

Oggi l’assenza dell’amico fa male: ”Negli ultimi anni avevamo preso a rivederci di più”. Poi la voce si rompe: ”Quando un’amica mi ha detto che era morto sono rimasta senza fiato. Però non ho provato quel dolore che invece sto provando man mano che trascorre il tempo”.

Paola al funerale non c’era, un posto dentro San Petronio non glielo hanno trovato. Troppi i vip. Ma lei non se la prende. Si anima molto di più quando si parla dei suoi libri illustrati. Il suo progetto è aprire a Bologna il Museo dell’illustrazione, ma per ora dall’amministrazione comunale ci sono state solo parole. Così non rimane che buttarsi sul lavoro: ”Dopo avere ristampato la mia Storia dell’Illustrazione, ora sto lavorando a un dizionario delle illustratrici italiane”. Il disegno del resto è un vizio di famiglia: suo suocero, Mario Pompei, fu un grande dell’illustrazione. Sua figlia, Silvia Pompei, da tempo ha attraversato l’oceano: ”Lavora in California, è tra i disegnatori dei Simpson”.

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