Purtroppo l’immediato ricordo che ho di Paolo Borsellino è legato a quel maledetto giorno della strage soprattutto alla sensazione di “gelo” che provai nel mio intimo, una sensazione tremenda di dolore che non è facile dimenticare neanche a distanza di molti anni. Un giorno d’estate, di sole, di vacanza, di mare, di voglia di divertirsi e rigenerarsi dopo un anno di lavoro; il rientro in albergo, una piccola folla silenziosa e sbigottita lì davanti al televisore acceso, l’intuizione di qualcosa di tragico, e poi quelle immagini feroci di strage, di giovani vite spezzate, di macchine “accartocciate “, un’intera strada divelta,immagini crude di morte. E di nuovo ancora quel senso di gelo, d’impotenza, di nullità di fronte alla ferocia dell’uomo che, in un folle delirio di potere, si sente a tal punto onnipotente da spazzare via in pochi attimi la vita degli altri perché di ostacolo ai suoi progetti criminali.

E tutto ciò a soli due mesi di distanza dall’altra terribile strage, quella di Capaci dove fu ucciso Giovanni Falcone. Orrore nell’orrore. Un altro ricordo vivido che ho è l’amicizia profonda, autentica che legava questi due magistrati, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che hanno avuto un percorso di vita identico come identico,purtroppo,è stato il loro percorso di morte quasi che un oscuro destino li avesse legati per sempre.

Entrambi palermitani,entrambi avevano intrapreso la carriera più congeniale alla loro indole mite,ma al tempo stesso rigida e rispettosa delle leggi, quella di Magistrati. Entrambi si interessarono da subito alla criminalità organizzata aprendo delle inchieste scottanti sulla mafia siciliana e sugli stretti rapporti con la sua “consorella” americana e dando vita, negli anni ottanta, al “pool antimafia ” caratterizzato da rivoluzionari metodi investigativi, più concentrato ed efficace e che raggiunse grandissimi successi delineando in modo preciso l’organizzazione di Cosa nostra  ed effettuando anche arresti di spicco.

Entrambi consapevoli di operare in un terreno minato dove nulla si perdona,entrambi consapevoli di dover subire prima o poi la stessa sorte dei loro colleghi morti ammazzati negli anni e nei mesi precedenti, entrambi consapevoli del totale e crudele abbandono dello Stato, ma entrambi coerenti con sé stessi e fedeli sempre e comunque ai loro ideali di giustizia come lotta all’illegalità.

La cosa che più mi sconvolge e mi rattrista nella vicenda umana di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino è che ci sono due Italie: quella dello Stato che è sceso a vili compromessi con la mafia invece di difendere chi la combatteva rischiando la propria vita, e quella dei cittadini che invece hanno fatto di questi due inimitabili, unici magistrati degli eroi, dei martiri di cui andare fieri perchè neanche il trascorrere del tempo potrà mai logorarne il ricordo. Il ricordo del loro sacrificio,dei loro volti sorridenti e garbati,dei loro sguardi mesti e pensierosi, penetra dentro nel cuore, li fa sentire familiari e vicini, li fa amare per sempre.

Giuliana Peppoloni 

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