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Adro o dell’apartheid, la Lombardia che non vogliamo

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Vi ricordate la scuola di Adro, quella dove i bambini non possono mangiare in mensa né salire sullo scuolabus, perché i genitori non riescono a pagare la retta mensile? Quella concepita come un tempio del Carroccio, dove le finestre e persino i banchi sono ossessivamente decorati con il marchio del Sole delle Alpi?

Adro, Brescia. Il luogo dove da tre anni il sindaco leghista Oscar Lancini ha deciso di essere padanamente, celticamente inflessibile: chi non paga non mangia. Chi non paga, va a scuola a piedi, o non ci va.

Per due anni si era trovato come mettere una pezza, prima un imprenditore, poi la Caritas e altri privati. Ora sono 15 i bambini esclusi, quasi tutti figli di stranieri, iscritti alla scuola elementare e materna intitolata all’ideologo della Lega Nord “Gianfranco Miglio”.

Adro, Brescia. Il luogo dove le maestre, il personale ausiliario e il preside hanno deciso di autotassarsi e coprire, per questo anno scolastico, le 15 rette di 30 euro mensili, che per alcune famiglie – due soggette a sfratto esecutivo – sono impossibili da versare. L’autotassazione è uno splendido gesto, concreto e silenzioso, ha commentato una maestra della Cgil Scuola, tra le promotrici della protesta: ma la solidarietà dei singoli non toglie che la questione investa in pieno la politica. Che scuola, che società stiamo disegnando?

Tra poco sarà il 27 gennaio, il Giorno della memoria, e tutti ricorderanno come il fascismo procedette a un’opera di marginalizzazione e graduale, spietata privazione dei diritti degli ebrei: cominciò proprio con la scuola. Cominciò con l’orribile ferita, testimoniata a distanza di decenni da tutti quelli che l’hanno vissuta – memorabili e commoventi i racconti di Furio Colombo e di Liliana Segre – dell’esclusione dalla classe, dello stigma della diversità.

Fa tremare l’idea che a breve il razzismo potrebbe governare la Lombardia.

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