Con quasi sei milioni di disoccupati e una riduzione dei salari senza confronto, agli spagnoli non resta che stringere la cinghia, dove possibile. Se fino a qualche anno fa la Spagna batteva ogni record nell’acquisto di cellulari e smartphone, in chiamate effettuate e sms inviati, adesso la crisi colpisce con forza anche il settore delle telecomunicazioni. Vodafone Spagna ha comunicato ai sindacati l’intenzione di presentare un “Ere” (una sorta di cassa integrazione con possibilità di licenziamento) per circa 1000 lavoratori. Per l’esattezza sarebbero 900 su 4300.

Lo scorso ottobre nel Paese si è registrato il peggiore dato nella storia dell’avvento del telefonino: sono state cancellate 486.183 linee telefoniche, quasi mezzo milione. E tutte le grandi compagnie che operano nel mercato iberico hanno perso migliaia di clienti. Molti in cerca di offerte più convenienti tra le diverse società meno note, nate in concorrenza alle grandi multinazionali. Risultato? Solo nel 2012 quasi due milioni di spagnoli ha smesso di usare il cellulare. Un dato certo meno serio rispetto ai tagli alla spesa sanitaria che preoccupa Madrid, alle prese con l’introduzione di un euro per ricetta medica, con la privatizzazione di 6 ospedali pubblici e la chiusura di 21 ambulatori nella regione di Castilla-La Mancha.

Tra gli spagnoli c’è chi fa 80 chilometri per andare dal medico, chi 80 per comprare le medicine senza pagare il bollo. E chi, poi, spegne il telefonino. Per sempre. Il problema però è che per ogni telefonino spento c’è un settore che crolla. Da qui i maxi tagli di Vodafone. La compagnia telefonica non ha voluto rilasciare alcun commento, ma dalla filiale spagnola sarebbero già in procinto di avanzare la questione sul tavolo del ministero del Lavoro. Preoccupata per i continui dati negativi – negli ultimi quattro anni l’impresa ha perso oltre 11 milioni di euro, 4 solo nell’ultimo semestre a causa della crisi economica – Vodafone mette così alla porta il 25 per cento del personale che lavora in terra iberica, circa 4300 dipendenti. Gli ultimi dati, presentati lo scorso novembre dal presidente Francisco Román e dall’amministratore delegato Antonio Coimbra, parlavano chiaro. Da marzo a settembre 2012 la multinazionale ha perso l’11 per cento nel mercato iberico. Ma non solo. A perdere parecchio sono state anche altre filiali, come quella italiana, irlandese, greca e portoghese.

Già lo scorso marzo il consiglio direttivo di Vodafone Spagna e i sindacati avevano trovato un accordo: un Ere temporaneo di due settimane dal primo di aprile 2012 al 31 marzo 2013. Le parti avevano concordato inoltre la riduzione del salario dei dipendenti di un 10 per cento. Ma a fine 2012 il presidente Román aveva scartato la possibilità di una proroga dello stesso contratto, creando non poche agitazioni tra i lavoratori e le associazioni di categoria.

Adesso la comunicazione ufficiale apre un periodo di negoziazioni di 30 giorni tra il consiglio di amministrazione della multinazionale e i sindacati del settore che, in realtà, considerano già la situazione “molto complicata”. Preoccupati per il numero di posti di lavoro a rischio, fonti interne alle associazioni sindacaliste hanno segnalato che l’età media dei lavoratori di Vodafone Spagna è di solo 38 anni, cosa che rende ancora più difficile l’idea di un possibile iter per il prepensionamento.

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