Da Vienna a Berlino. Fabbriano torna nei luoghi che lo lanciarono cinquant’anni fa, quando a notare l’allor giovane talento ferrarese fu uno dei più importanti maestri dell’Espressionismo, Oskar Kokoschka. Una personale – quella che partirà a fine febbraio per protrarsi fino a ottobre – che si snoderà attraverso due nazioni, Austria e Germania, per toccare le principali città europee di lingua tedesca.

“Da Vienna a Berlino”, questo il titolo, presenterà alcuni quadri degli esordi e opere nuove, fino alle porte marittime di Amburgo, oltre a integrazioni di altri lavori che si riallacciano alle tematiche dei “grandi viaggi”. “Nulla di illustrativo – tiene a precisare l’artista -, ma semplicemente il mio segno che scava in altre esperienze metropolitane”. Il tutto sotto il pennello dell’espressionismo, “una corrente sempre attuale, quantomeno in pittura”.

Ivano Fabbri, nato a Ferrara nel 1936, agli inizi degli anni ‘60 diventa Fabbriano. Il nome d’arte lo ha accompagnato fino ad oggi. Una firma che deve molto ai viaggi dell’artista ancora ventenne in Spagna, Francia e Germania.  “Mi fa piacere tornare in paesi nei quali ho sempre ricevuto grande considerazione”, sorride in uno degli ormai rari soggiorni ferraresi Fabbriano, che ormai divide il suo tempo e il suo lavoro tra Bologna e Vienna. E a proposito della “grande considerazione” ricevuta in Germania, il pittore ferrarese svela un aneddoto.

Siamo alla fine degli anni sessanta. Kokoschka notò i suoi quadri in una galleria di Monaco di Baviera. E fece il nome di quell’italiano sconosciuto a una delle più prestigiose gallerie d’arte della città, che aveva in animo una collettiva sui talenti europei emergenti. Fu così che Fabbriano espose alcune opere nel 1970 alla Galerie Eichinger in Maximilianstrasse. “Da lì ho cominciato. E ci sono ancora oggi. Sono anch’io una testimonianza”, scherza aggiungendo ricordo a ricordo. Kokoschka infatti non fu l’unico grande della pittura a notarlo. Qualche anno prima l’artista incontrò Emilio Vedova a Venezia. “Allora disegnavo tratti neri, violenti su carta di giornale. Eravamo seduti a un tavolo di enoteca. Gli piacquero dei bozzetti di uccelli”. E proprio in laguna dovrebbe tenersi il prossimo progetto di Fabbriano. “Forse nella prima metà dell’anno – conferma l’artista – esporrò a Venezia con alcuni amici”.

Intanto, di quei tratti che tanto piacquero a Vedova c’è ancora memoria nei quadri che attraverseranno Austria e Germania per quest’ultima mostra che suggella mezzo secolo di produzione artistica: dal “Actionem Aktionismus” degli anni Sessanta vissuto con artisti quali Günter Brus, Arnulf Rainer, Ludwig Attersee, al “Gruppo Sintesis Informale” a cui aderisce nel 1968 con Carlos Mensa, Rafael Canogar, Luis Feito, fino al ritorno in Italia con la mostra, nel 1974, al Centro Attività Visive del Palazzo dei Diamanti di Ferrara, in cui esporrà nuovamente negli anni successivi.

Nel 1977 è inserito nell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia. Altre personali lo vedono protagonista a Palazzo Barberini a Roma (1984), Palazzi Pacucci a Grosseto e Guasco ad Alessandria (1985), oltre a Palazzo Lanfranchi a Pisa.

Nel 1984 gli viene assegnato il prestigioso Premio Joan Mirò di Barcellona e nello stesso anno espone al Centro Internazionale d’Arte Contemporanea di Parigi. In tutti questi anni sue mostre si succedono in vari centri espositivi: da Varsavia, a Bucarest, a Ploudiv (Bulgaria), a Ginevra, a Monaco, Francoforte, a Swansea (Inghilterra) e a Sarajevo, Belgrado, Skopjie, a Montecarlo. Oltre a Mosca, Krasnodar, a Tokio, a Barcellona, Parigi, Los Angeles.

Rassegne monografiche dell’artista ferrarese si sono tenute a Chicago, New York e Granada. In Italia espone nuovamente a Palazzo Barberini a Roma e al Castello Estense e a Palazzo Schifanoia a Ferrara. Nel 1989 gli viene consegnato il Premio Guercino d’Oro dalla città di Cento (Fe). Riceve nel 1991 la medaglia d’oro per l’arte dalla Città del Messico, tre anni dopo il I Premio Viviani a Pisa e nella stessa città nel 2003 il I Premio Nazionale.

Nel 2004 torna a Ferrara per esporre alla galleria del Carbone. L’anno successivo è a Mantova a Palazzo della Ragione e poi di nuovo a Firenze e a Ferrara, a Casa dell’Ariosto, nel 2008.

Articolo Precedente

Tying Tiffany al Covo. Live l’electroclash di Dark days, White nights

next
Articolo Successivo

Walking Mountains, il nuovo album: “In questo mondo non c’è poesia”

next