Nella nostra tv con Freccero, Nuzzi, Gabanelli, Ricca, Padellaro, Travaglio, Giannino, Iacona e tanti altri, abbiamo insomma cercato di metterci a nudo. E lo abbiamo fatto mentre, fuori, una sorta d’invidia tra vecchie star della comicità televisiva spingeva il membro del cda Rai, Antonio Verro (ex parlamentare di Forza Italia ed ex manager di Fininvest-Edilnord), a chiedere che venisse spostato Sanremo per impedire a Fabio Fazio e Luciana Littizzetto di rubare la scena a Berlusconi (“evitare sovrapposizioni tra elezioni e festival”). Una richiesta applaudita da tutti i partiti.
E così qualcosa dopo due ore di registrazione di Chi vuole la libertà?, l’abbiamo capita. L’informazione imbavagliata e la satira censurata non nascono con B. (mentre ora si parla di Sanremo, chi si ricorda più di Dario Fo e Franca Rame allontanati dalla tv dopo una Canzonissima del 1962?) e non terminerà, purtroppo, con lui. Anche il governo dei tecnici non ha mosso un dito per arrivare alla scelta dei manager della Rai attraverso l’esame di curricula e pubbliche audizioni come avviene in Inghilterra. E fu Luciano Violante a rivelare alla Camera che la sinistra aveva garantito al Cavaliere di non toccargli le tv.
Anche per questo, adesso, noi del Fatto, un embrione di televisione abbiamo deciso di provare a farcelo da soli. Dopo le edicole e la Rete, sperimentiamo, senza padroni,una nuova sfida. E ai telespettatori diciamo una cosa sola: sbaglieremo, è certo. Ma quando questo accadrà, statene sicuri, sarà solo per colpa nostra. Non perché ce lo ha chiesto o, peggio, ordinato qualcuno.
Il Fatto Quotidiano, 12 Dicembre 2012