Silvio Orlando è regista e interprete del capolavoro satirico di Denis Diderot, scritto nella seconda metà del settecento, dal 6 al 9 dicembre all’Arena del Sole di Bologna, poi di nuovo in Emilia Romagna al Masini di Faenza (dal 29 al 31 gennaio), all’Ariosto di Reggio Emilia (1-3 febbraio) e al Diego Fabbri di Forlì (dal 21 al 24 marzo).

Scritto nella seconda metà del Settecento, l’atto unico potrebbe essere un pezzo di attualità, ambientato in un qualsiasi ristorante, anziché al Café de la Régence, e questo perché la natura umana, nel suo insieme di vizi e virtù, non è poi così soggetta allo scorrere del tempo. 

Parabola grottesca di un musico fallito, nipote del più celebre Jean-Philippe Rameau, che conversa con lo stesso Diderot snocciolando episodi e aneddoti della propria vita. Un cortigiano convinto, amorale per vocazione, che nella sua imbarazzante assenza di prospettive edificanti, nella riduzione della vita a pura funzione fisiologica, riesce in maniera paradossale a ribaltare la visione del bene e del male, del genio e della mediocrità, della natura umana e delle possibilità di redimerla, offrendosi attraverso i secoli come un nitido archetipo di libero servo, innocua foglia di fico per padroni a tolleranza variabile.

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