Un nuovo spettro si aggira per l’Europa: l’idea di riportare in vita l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. O per lo meno di farlo sui campi di calcio. Il progetto è stato illustrato dal presidente della Russian Premier League sul sito ufficiale. “Diverse società ci hanno chiesto di studiare la possibilità di creare un campionato con le migliori squadre provenienti dall’ex CSI (la Comunità degli Stati Indipendenti sorta nel 1991 dalle ceneri dell’ex Unione Sovietica ndr.) – ha scritto Sergei Pryadkin – L’idea è sicuramente interessante e affascinante, pertanto la Lega si metterà subito al lavoro per vedere se è realizzabile”. Non è la prima volta che si parla della ricostruzione della mitica Vysšaja Liga, il campionato sovietico la cui ultima edizione si disputò nel 1991 e fu vinta dal CSKA Mosca, ma fino ad ora mancavano sia le possibilità economiche sia la volontà politica. Oggi, invece, sembra ci siano entrambe.

L’appoggio economico è confermato dalle dichiarazioni entusiaste dei discussi oligarchi che negli ultimi anni hanno deciso di dilettarsi con squadre di calcio, e le hanno via via infarcite di campioni stranieri pagati a prezzi super inflazionati, dal camerunense Eto’o al brasiliano Hulk. Adesso i vari campionati nazionali post-sovietici sono evidentemente diventati troppo stretti per le loro ambizioni di dominio, e così spingono per la riunificazione. Da Alexey Miller (boss della Gazprom e dello Zenit San Pietroburgo di Spalletti) ad Aivaz Kaziakhmedov (dirigente dell’Anzhi Makhachkala di Eto’o e del magnate Sulejman Kerimov), dal presidente della Dynamo Kiev, Surkis, al padrone dello Shakhtar Donetsk, Ahmetov, tutti i mammasantissima della commistione affaristico-calcistica dell’ex Urss sono intervenuti in tal senso. D’altronde la superlega metterebbe in vetrina tutte insieme le loro stelle, diventando un prodotto televisivo appetibile sui mercati esteri e assai redditizio.

Il beneplacito politico è invece arrivato dalle parole del potentissimo Sergei Ivanov, capo dell’amministrazione presidenziale del Cremlino e molto vicino a Vladimir Putin. “Un campionato dove si possano sfidare le migliori squadre dell’ex CSI sarebbe molto spettacolare e interessante – ha detto – Mi risulta che diversi paesi abbiano già confermato di voler prender parte a un torneo maggiormente competitivo”. Un progetto che appare quindi sempre più vicino a diventare realtà. Anche perché incontrerebbe il favore della maggior parte delle tifoserie, figlie della nostalgia sovietica e ancorate ai ricordi delle sfide in Vysšaja Liga tra la squadra dell’esercito di Mosca (il Cska) e quella della polizia segreta di Kiev (la Dinamo), tra quella dei ferrovieri della capitale (la Lokomotiv) e quella della polizia di Tbilisi (la Dinamo). Ecco che allora, grazie al pallone come veicolo dei sentimenti – e al tornaconto economico per gli oligarchi – la ricomposizione dell’Urss potrebbe avvenire attraverso la ricostruzione del suo campionato di calcio.

Ma non solo. Perché si è subito diffusa la tentazione di ricostituire la mitica nazionale sovietica: quella che con le maglie rosse con la scritta CCCP e la falce e martello vinse l’Europeo del 1960 con in porta il ragno nero Lev Yashin (Pallone d’Oro 1963) e che nel 1998 arrivò in finale grazie ai vari Protassov, Zavarov, Mikhailicenko, Dassaev e Belanov, prima di essere poi smembrata nel 1991. Una pazza idea rinforzata dal fatto che nel 2018 sarà proprio la Russia a ospitare la Coppa del Mondo. Ma se l’Uefa ha già fatto informalmente sapere che non le dispiacerebbe la riproposizione della vecchia Vysšaja Liga – come ha scritto Pryadkin nel comunicato – è impossibile che la Fifa possa accettare la ricostruzione di una squadra transnazionale sovietica. D’altronde è stato proprio Putin, da molti ritenuto il deus ex machina del progetto, a sostenere che “Chi non rimpiange l’Urss, non ha cuore. Chi vuole rifarla così com’era, non ha cervello”.

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