Fini? Un personaggio spregevole, appartiene a quella gentaglia da prendere a calci nel culo“. Inizia così il lungo elenco di politici invisi a Vittorio Sgarbi, che, ospite di “L’aria che tira”, su La7, attacca anche i giornalisti, definiti “penninulli che danno via il sedere ai padroni”. La furibonda filippica investe di striscio anche il giornalista de “Il Fatto Quotidiano”, Fabrizio D’Esposito, bollato come “misfatto” e “infetto”, ma successivamente il critico si ravvede. Non è assolutamente tenero, però, con Crosetto, chiamato “ciccione enorme” e con tutti quei “cretini” del Pdl che, a dire di Sgarbi, vogliono solo salvare il proprio fondoschiena. Opinione simile è espressa su Isabella Bertolini. “Se non c’era Berlusconi” – tuona – “questa cicciona andava a pulire i cessi, andrebbe presa a calci nel culo“. Il leader del “Partito della Rivoluzione-Laboratorio” passa in rassegna anche gli esponenti del centrosinistra. Veltroni è uno “senza un’idea in testa, un uomo spinto dai partiti, che prima dirige l’Unità senza essere laureato e poi dice di essere anticomunista, kennediano e clintoniano”. Rutelli, invece, è “uno che vale un po’ meno di Fini e che è il Fini della sinistra“. “Lui era un radicale” – rincara Sgarbi – “cioè ateo, pannelliano e un po’ culattone, ma poi diventa cattolico e si sposa col Papa“. L’ex Sindaco di Salemi spiega anche la fine dell’amicizia con Samorì e ribadisce che l’avvocato romagnolo non è mai stato un uomo di Berlusconi. Rivela anche che l’intento iniziale di Samorì e dello stesso Sgarbi era quello di creare un progetto politico comune. Ma il tutto è stato rovinato dall’intervista rilasciata da Samorì a “La Zanzara”. “Quei due minorati di Cruciani e Parenzo” – afferma il critico – “cioè dei poveri deficienti e imbecilli lo hanno preso per il culo e così lui mi ha smentito, preferendo candidarsi alle primarie del Pdl” di Gisella Ruccia

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