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Nastro Fassino Consorte, no alla ricusazione del giudice chiesta da B.

La corte d'appello di Milano ha dichiarato inammissibile l'istanza presentata dagli avvocati di Berlusconi, sotto processo per la vicenda dell'intercettazione tra l'allora segretario dei Ds e l'ex numero uno di Unipol. Il magistrato aveva scritto la sentenza sul processo Mediaset
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I giudici della quinta corte d’appello di Milano hanno dichiarato inammissibile l’istanza di ricusazione presentata da Silvio Berlusconi nei confronti di uno dei tre giudici del collegio che sta processando l’ex premier per la vicenda con al centro l’intercettazione Fassino-Consorte all’epoca della tentata scalata di Unipol a Bnl. La quinta corte d’appello ha accolto la richiesta del procuratore generale Laura Bertolè Viale di dichiarare inammissibile la ricusazione del giudice Guadagnino.

Secondo gli avvocati dell’ex presidente del Consiglio Ghedini e Longo il magistrato nelle motivazioni della sentenza sul caso Mediaset aveva espresso un “giudizio sulla personalità dell’ imputato”. In quel caso l’ex capo del governo era stato condannato a quattro anni di reclusione (di cui tre coperti da indulto) per frode fiscale. In particolare i legali del Cavaliere avevano giustificato l’istanza con i i passaggi sulla “particolare capacità a delinquere” e della sua “immensa disponibilità economica all’estero”. Il pg Bertolè Viale aveva dato parere negativo. Non solo perché, ha sostenuto nel suo parere, presentata tardivamente ma anche perché il giudice Guadagnino “ha agito nell’ambito delle sue funzioni”.

Nel processo milanese per la pubblicazione dell’intercettazione dell’allora segretario Ds e dell’ex numero uno di Unipol “Abbiamo una banca?” il leader del Pdl è accusato di concorso in rivelazione di segreto d’ufficio. 

 

 

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