Dieci anni di carcere. E’ questa la pena a cui è stato condannato in primo grado Alessandro Amigoni, il vigile di Milano che lo scorso 13 febbraio ha sparato e ucciso Marcelo Valentino Gomez Cortes, un ragazzo cileno di 28 anni che insieme a un amico stava scappando da una pattuglia della polizia locale. Il gup di Milano Stefania Donadeo, al termine del rito abbreviato, lo ha ritenuto colpevole di omicidio volontario. E ha stabilito una provvisionale di 360mila euro, 180mila euro per ciascuno dei due figli di Gomez Cortes e della compagna Ruth Carillo, oggi presente in aula in qualità di parte civile.

Il giudice non ha quindi ritenuto credibile la versione di Amigoni, che ha sempre sostenuto di avere agito per legittima difesa, fin dalla sera del 13 febbraio, quando insieme ai suoi compagni di pattuglia si è imbattuto in una Seat che viaggiava contromano vicino al parco Lambro di Milano. Ha raccontato di avere visto uno dei due fuggitivi estrarre una pistola mentre scappava a piedi e, solo a quel punto, di avere sparato a scopo intimidatorio, da lontano e puntando contro un terrapieno. Lunedì scorso durante l’arringa il suo legale Gian Piero Biancolella aveva chiesto in aula la sua assoluzione, sostenendo che Amigoni è una persona “equilibrata e professionale, non un giustiziere o un esaltato”. E che la distanza da cui l’agente ha sparato “è certamente superiore rispetto a quella indicata dalla polizia scientifica e di gran lunga più compatibile con quella riferita da Amigoni”. Una versione che però non coincideva con quanto risultato dalla perizia disposta dalla procura, secondo cui l’agente ha fatto fuoco da distanza ravvicinata (da un minimo di 50 centimetri a non più di 2,80 metri) e ha colpito il giovane cileno alle spalle.

Per Amigoni il pm Roberto Pellicano aveva chiesto 14 anni di reclusione. Il gup, al termine di un’ora di camera di consiglio, ha riconosciuto le attenuanti generiche: partendo da una pena base di 21 anni, si così arrivati a 15 anni e cui si è aggiunto lo sconto di un terzo previsto dal rito abbreviato. Oltre alle provvisionali per i figli decise oggi in sede penale, si aggiungeranno i risarcimenti che il tribunale civile dovrà stabilire per la compagna e per il Comune di Milano, che si sono costituiti parte civile.

Al settimo piano del palazzo di Giustizia, Amigoni, ha seguito l’ultima delle udienze, tutte a porte chiuse, secondo quanto prevede il rito abbreviato. L’agente è sembrato tranquillo, passo sicuro e un volto da ragazzetto che non dimostra i suoi 36 anni e quasi stride con le foto su Facebook in cui appare con armi in pugno. Dopo la lettura del dispositivo della sentenza è uscito dall’aula turbato e non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione. Per lui ha parlato il suo legale: “Le richieste del pm sono state ridimensionate – ha dichiarato Biancolella – e ora confido che in appello verrà riconosciuto che non si è trattato di omicidio volontario, ma di un tragico evento”.

Carillo, in lacrime, ha ringraziato la giustizia italiana: “Ora pagherà per quello che ha fatto – ha detto – Mi aspettavo delle scuse, almeno un gesto. Ma lui non si è mai preso alcuna responsabilità, non è cosciente del grave fatto che ha commesso”.

twitter: @gigi_gno

 

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