Chiederesti aiuto a uno psicologo on line?
Questa è la metafora che forse meglio di ogni altra può dar conto della complessità, ricchezza e problematicità della psicoterapia online, oggetto insieme con il multitasking del convegno tenutosi a cura di uma.na.mente nei settecenteschi saloni di Villa Morando a Lograto (Brescia) sabato 29 settembre.
A guidare l’esplorazione con instancabile passione per l’innovazione ed altrettanta profondità di visione culturale Luca De Biase. Punto di partenza il nostro cervello, ed in particolare quel polo frontale (o area 10 di Brodmann) che, come ha spiegato, con cristallina chiarezza il Dott. Caruana, – collaboratore del Prof. Gallese all’Istituto di neuroscienze dell’Università di Parma – sembra costituire, in sinergia con altre aree motivazionali (cingolato anteriore), la base neurobiologica del multitasking, tant’è che una sua lesione appare correlata con lo strategy application disorder. Un’alterazione cioè di quelle sofisticate strategie cognitive che, integrando al meglio attenzione, concentrazione, memoria e capacità di discriminazione tra stimoli importanti e no, ci consentono appunto contemporaneamente di leggere il giornale, scrivere una mail, ascoltare il/la partner (?), e fare colazione.
Se nella terapia online cambia così profondamente il setting cosa determina e garantisce l’ efficacia della terapia stessa? Se le stesse scienze cognitive sembrano riscoprire l’importanza della corporeità nella relazione interpersonale – tanto che il concetto di simulazione incarnata di Gallese si sta imponendo sempre più quale base per la comprensione dei fenomeni intersoggettivi ed in particolare di transfert e contro-transfert – come spiegarsi l’andamento in controtendenza della psicoterapia online, così disancorata dai tanti stimoli percettivi della corporeità da apparire impalpabile. E ancora, se la talking cure freudiana lasciava ampio spazio all’inconscio, quanto ne può lasciare la writing cure della terapia per mail, inevitabilmente molto più conscia?
Proprio il fatto che il target principale – almeno attualmente – della psicoterapia online siano i disturbi d’ansia può d’altro canto prestarsi ad un’altra interpretazione, che ci riporta alla lezione di Freud. L’ansia, secondo il padre della psicanalisi, è un segnale, espressione visibile di un disagio invisibile più profondo. Vi sono buoni motivi per pensare che anche l’ansia di cui comincia ad occuparsi la psicoterapia online sia pure un segno di disagio, magari duplice. Quello di tante persone che travolte dall’accelerazione della società attuale – in cui anche i tempi di camminata sui marciapiedi, come nota Zoja, sono divenuti più veloci! – si rivolgono alla terapia più rapida ed anonima per mettere a tacere il prima possibile i sintomi del disagio. Ma anche il disagio di noi terapeuti, che disorientati dal progressivo assottigliamento delle forme terapeutiche tradizionali, divenute anche loro, come tutto il resto, baumannianamente, liquide, ci troviamo a doverne inventare di nuove.
Giuliano Castigliego