“Mamma la scuola brucia”. Si certo. Ti piacerebbe, ricordo di aver pensato. “No mamma la scuola brucia per davvero… guarda lì!”. Sono trascorsi due giorni da quando l’asilo Do Re Mi Diverto ha preso fuoco e l’aria intorno puzza ancora. Puzza di marcio, più che di fumo, perché a ridurre in macerie l’ex scuola materna del XIII municipio di Roma è stato il marcio che la circonda. E’ un marcio fatto di abbandono e di amianto, di bimbi trasferiti, di classi smembrate e di studenti sparpagliati altrove in attesa dei lavori di bonifica, demolizione e ricostruzione. Da più di un anno la scuola era chiusa perché piena d’amianto e perciò pericolosa per la salute pubblica, per gli interventi erano stati stanziati 2 milioni e mezzo di euro con tanto di comunicato stampa in pompa magna. Ma i lavori non sono mai decollati, nonostante il progetto messo nero su bianco, il finanziamento cospicuo e le richieste dei genitori e degli insegnanti che nel frattempo avevano raccolto 1200 firme per chiederne la riapertura.

Della Do Re Mi oggi resta una nube tossica di fibre d’amianto che i cittadini continuano a respirare. E il danno ambientale, che si aggiunge alla perdita inestimabile di una scuola in meno in un territorio di periferia, avrà un effetto boomerang sulla salute dei cittadini.

“L’incendio della scuola Do Re Mi si poteva evitare”, si dice sempre così quando accade qualcosa di grave. Quel rogo si doveva evitare, perché il compito delle istituzioni di tutelare la salute pubbliche, oltre che la pubblica istruzione, è un dovere, non una possibilità. Se solo i lavori fossero partiti nei tempi previsti e se quei 2 milioni e mezzo non fossero finiti chissà dove, stamattina la scuola avrebbe inaugurato l’anno scolastico, invece di soccombere sotto il peso delle macerie avvelenate. Dagli stessi politici che una anno fa avevano annunciato a gran voce lo stanziamento di fondi, ora neanche uno scarno commento. In dodici mesi neanche un chiarimento a chi chiedeva perché la scuola non riaprisse i battenti, in un municipio già in ginocchio per la carenza di nidi e di materne comunali e statali.

Oggi, in molte scuole romane, riparte l’anno scolastico. In bocca al lupo alla scuola pubblica italiana.

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