Se qualcosa è accaduto, nelle ultime 24 ore all’interno del Movimento 5 Stelle, è che il cerchio magico ha ufficialmente assunto un nome e cognome. Sussurrato sempre, dichiarato mai. Dalle ambiguità, dopo un percorso durato mesi, è uscito lui, ma solo quando lo ha ritenuto opportuno: così ieri mattina chi si è connesso al sito beppegrillo.it  ha scoperto per la prima volta la firma di Gianroberto Casaleggio. Lo stratega, appunto. L’uomo che seduto attorno a un tavolino, assieme a Beppe Grillo, si è inventato quello che tra qualche mese potrebbe essere il secondo partito in Italia. Il ghost writer, l’ideologo, il genio o, più semplicemente, il mezzo col quale il Grillo-pensiero è stato diffuso: la Rete. Perché, in Italia, la conoscenza del mezzo Internet è questione per pochi e, uno dei pochi in grado di diffondere messaggi è Casaleggio. Quasi un bulimico del World Wide Web.

Sono qui. Ci sono, così mi chiamo. Beppe Grillo e io siamo sullo stesso piano. Scrivo io o lui, poco importa. Noi siamo i fondatori del Movimento 5 stelle. Questo è accaduto ieri mattina. “Né io, né Beppe Grillo abbiamo mai definito le liste per le elezioni comunali e regionali. Né io, né Beppe Grillo, abbiamo mai scritto un programma comunale o regionale. Né io, né Beppe Grillo abbiamo mai dato indicazioni per le votazioni consigliari, né infiltrato persone nel Movimento Cinque Stelle.

Il pretesto è stato replicare a Giovanni Favia, quel dissidente sul quale lo stesso Casaleggio aveva messo gli occhi da tempo. Non si sono mai amati. O, meglio, Casaleggio non ha mai amato Favia. Lo ritiene troppo a sinistra, costretto a lavorare gomito a gomito con il gotha del Pd e a subirne, nel bene e nel male, le influenze. Così, nei mesi, ha creato Casaleggio una maglia di suoi uomini a Bologna che non fossero né Favia né il suo collega, Andrea Defranceschi, già sulla via del siluramento per aver appoggiato una mozione in Regione a favore dell’Unità. Nei mesi Casaleggio non ha fatto altro che mettere sotto pressione Favia, così come riesce a fare con qualsiasi altro nemico. Con calma, saggezza, senza mai uscire allo scoperto, ha aspettato che il giovane consigliere regionale dell’Emilia Romagna inciampasse da solo. Ma soprattutto è riuscito nel suo intento principale: portare dalla sua parte anche Beppe Grillo che di Favia si fidava e aveva stima. Non lo ha fatto con prepotenza, non è il suo stile. Casaleggio è uno capace di aspettare, in silenzio, sa come tenere i nervi sotto controllo.

Non potrebbe essere altrimenti, visto che è l’uomo che da dieci anni a questa parte riesce a controllare Grillo. E non è un’impresa facile. Casaleggio ha dimostrato di essere l’unico in grado. Così gli spettacoli, da un po’ di tempo a questa parte, sono sempre concordati. Grillo parte, trascina migliaia di persone, ma i concetti attorno ai quali ruota il discorso lasciano poco spazio all’improvvisazione. E non perché Grillo non sappia improvvisare, anzi, è la cosa che gli riesce meglio, ma perché l’obiettivo è ripetere allo sfinimento quelle cinque o sei battute che reggono l’intero comizio.

Da dove nasce il fenomeno Casaleggio è ormai noto, anche perché negli ultimi mesi i giornali si sono occupati molto spesso di lui. Sempre con un problema che assilla i capiredattori: e la foto di Casaleggio? Una ne esiste, e quella tutti sono costretti a usare. Perché Casaleggio non appare mai volentieri. Fino a dicembre non si era mai fatto neppure sentire. Sembrava più un personaggio di fantasia, creato a tavolino, che uno in carne e ossa. Pochi addetti ai lavori lo hanno conosciuto bene. Uno è Antonio Di Pietro, che gli fece curare il sito dell’Italia dei Valori per un compenso di 700.000 euro l’anno, spicciolo più o meno. Lo conosce bene Grillo, che lo ha amato fin dal primo giorno in cui l’ha incontrato: questo o è folle o ci porta dove neanche oggi pensiamo di arrivare. Giusta la seconda ipotesi, giusta l’intuizione. Il Movimento 5 stelle senza Casaleggio non potrebbe esistere. È lui che si è inventato il blog, è lui che decide ogni giorno cosa e a quale ora pubblicare. È ancora lui che decide la linea, la grafica. Le urla e i silenzi.

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