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Lettura, consigli di

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Ecco gli altri libri formato ridotto che prestavo alla persona in partenza qualche post fa:

1. La questione morale, di Enrico Berlinguer, che Aliberti editore ha mandato in stampa nel 2011. In 59 pagine Eugenio Scalfari intervistava, il 29 luglio 1981, il segretario del Partito comunista che da lì a tre anni sarebbe morto in seguito all’ictus avuto durante un comizio a Padova. Il libro ha un’illuminante prefazione di Luca Telese. Con parole semplici, rispondendo alle domande di Scalfari, Berlinguer racconta il fallimento della politica di quegli anni; intravede il gioco dei socialisti di Craxi, pronti a occupare la loro fetta di clientela; ammette gli errori del Pci e spiega come i partiti si siano infiltrati, assetati di potere, in tutte le istituzioni, dalla Rai all’Università. Venendo meno al loro compito, quello di assicurare il bene comune.

2. Orhan Pamuk, La valigia di mio padre, Einaudi. Raccoglie tre discorsi, tra cui, a mio parere, il più istruttivo, è quello che dà il titolo alla breve raccolta. Un giorno il padre dello scrittore premio Nobel va a trovare il figlio e gli consegna una valigetta con tutti i suoi appunti, abbozzi e idee narrative; gli chiede se una volta morto il figlio potrà trarne qualcosa. Da questo episodio nasce la riflessione di Pamuk sulla scrittura, sul ruolo dello scrittore e sul rapporto tra padre e figlio: sullo sfondo Istanbul, con il suo doloroso (ingiustificato) complesso di provincialismo.

3. Irène Némirovsky, Il ballo, Adelphi. La sciabolata crudele che una bambina intelligente e silenziosa infligge alla ricca madre invaghita di mondanità e assetata di successo sociale. Se si inizia a leggere, difficile smettere.

4. Patrizia Cavalli, Patria, Nottetempo edizioni. Una sola lunga poesia sull’Italia. Ho regalato il minuscolo libro a tante persone; riporto un brano che mi ricorda Roma:

Ostile e spersa
stranita
dalle offese dei cortili,

dalle risorse inesauste dei rumori

per varietà di timbri e gradazioni,

braccata dalle puzze che sinistre
si alzano sempre non si sa mai da dove;

tentata senza esito di uccidere

i gabbiani che hanno occupato l’aria

e le terrazza con urla litigiose

– aerei condomini davvero troppo umani;

sbattuta in poche ore da un normanno

novembre a un greco agosto, sempre più

dubitando, eccomi qui obbligata

a pensare alla patria. Che se io l’avessi

non dovrei più pensarci, sarei nell’agio pigro

e un po’ distratto di chi si muove

nella propria casa, sicuro anche al buio
di scansare, tanto gli è familiare

ogni più scabro spigolo di muro.. 

Un mio amico mi ha regalato per dispetto un libro di Roberto Bolano, 2666, dal peso di un chilo e cento grammi e di 998 pagine. Un modo generoso per punirmi della mia personalissima e superficiale avversione per gli e-book.

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