Ricordo dei tempi antichi, prima degli e-book, dei kindle, degli iPad….

In quei secoli lontani, una persona cara in partenza per le vacanze mi chiese quali libri avrei potuto prestarle; “libri non troppo ingombranti”, aggiunse. Allora, per un libro che doveva viaggiare, bisognava ottimizzare costi e benefici cioè era necessario un buon rapporto peso/qualità.

Lo condussi davanti alla libreria di casa dove conservavo i volumi di narrativa e cominciai a selezionare le opere secondo tre parametri.

1. Grandezza massima: 20X13cm

2. Numero massimo di pagine: 120

3. Originalità

Scartai i piccoli classici, perché immaginavo li avesse letti. Con la gioia che provavo nel riconoscere amati amici tra una folla, scelsi una decina di libri; di quelli oggi ne racconterò sei.

-1. Anna Ruchat, Volo in ombra, quarup. Un pilota nel 1960 precipita con il suo aereo durante un’esercitazione militare, e la sua morte plana nella piccola famiglia composta da una moglie, giovane architetto e Sofia, una bambina che aspetta. Sarà lei a inventare una voce, secca, senza sbavature, per il padre; soprattutto darà voce a quei 53 secondi in cui il propulsore dell’aereo si arresta e comincia, per il giovane uomo, il volo verso l’ombra.

2. Clarice Lispector, La passione del corpo, Feltrinelli; tredici asciutti racconti sulla sessualità, l’emozione, la sofferenza. Scritti con una prosa spezzata e semplice che all’orecchio ha il ritmo perfetto di una filastrocca senza rime, trasudano ironia senza essere cannibali. Un assaggio del racconto che dà il titolo alla raccolta: ‘Tutti sapevano che Xavier era bigamo: viveva con due donne. Una per notte. A volte due per notte. L’esclusa rimaneva ad assistere: l’una non era gelosa dell’altra. Beatriz mangiava da far paura: era grassa e bassa, Carmen invece era alta e magra. La notte dopo Ultimo tango a Parigi fu memorabile per tutti e tre. All’alba erano esausti’. Il finale è sorprendentemente crudele.

3. Giacomo Debenedetti, 16 ottobre1943, Sellerio. La cronaca ‘commossa ed esatta’ di quella mattina in cui le SS di Kappler piombarono nel ghetto di Roma per arrestare e spedire nei campi di sterminio gli ebrei romani. Scritto da uno che narratore non è, ma la cui prosa è ‘trasparente come il vetro’, scrive Natalia Ginzburg nella bellissima Nota.

4. Jean Echenoz, Il mio editore, Adelphi. ‘Tutto ha inizio un giorno di neve, a Parigi, in rue de Fleurus, il 9 gennaio 1979. Ho scritto un romanzo, è il primo (…) sarebbe bene trovare un editore’. Ed Echenoz l’editore lo trova in Jérome Lindon, presidente delle éditions de Minuit: il racconto autobiografico di questo sodalizio è una storia di amicizia e di etica professionale che fa bene, fortifica e indica un sentiero nella sterpaglia della sciatteria che a volte governa il mercato editoriale.

E poi, e poi…5. Inoue Yasushi, Amore, Adelphi. Che bellezza questi tre racconti dello scrittore giapponese morto nel 1991, ma soprattutto l’ultimo, La morte, l’amore, le onde. E’ la storia di Sugi, che va a suicidarsi dalla scogliera; ma nell’albergo in cui alloggia prima del volo, incontra una ragazza, Nami; le carte in tavola cambiano”-.

Tradendo il parametro delle pagine consiglio I cinici di Anatolij Mariengof che ne ha 160. Ma come faccio a non segnalare questo guizzo di inventiva? 

Qui si racconta la storia d’amore del poeta Esenin e Isidora Duncan nella Russia dal 1918 al 1924; lo scrittore costruisce ‘immagini’ di quella vita e di quei sogni grazie a un linguaggio incandescente di metafore. ‘Il gelo notturno mi si accomodò sulle guance, mi morse le orecchie e mi fece il solletico alle narici come una piuma. Tirai fuori dal secchio dell’immondizia il cappello e ne accarezzai teneramente il bel pelo bianco. Il vento agitò le code del frac del nero uccello, mi arruffò i capelli e ammucchiò le stelle. Le Pleiadi erano come una collina d’oro (…)’. Mariengof fu uno dei fondatori del movimento letterario degli Immaginasti, insieme al poeta Esenin e al poeta Mandel’stam”-.

“Scusami se sono pedante”, dissi alla mia persona cara, “ma se rimane posto in valigia metti anche le poesie di Mandel’stam, leggi quella che inizia ‘Io amo le abitudini del filo (…)’ e finisce così: ‘tutto già fu e ancora si ripete, ma il riconoscimento è sempre dolce’ ”. Non cederò mai agli e-book.

Articolo Precedente

Anche i quadri in fuga dall’Italia

next
Articolo Successivo

Cinema, morto Carlo Rambaldi. Addio al papà di E.T. e King Kong

next