Oppressione e sfruttamento da una parte. Partecipazione ed emancipazione dall’altra. Sono le opposte condizioni in cui vivono le donne dei 19 Paesi più industrializzati del pianeta. A denunciare l’incredibile asimmetria è un sondaggio d’opinione globale eseguito dall’americana Trust Law: se al genere femminile di Canada, Germania o Gran Bretagna non mancano opportunità, sicurezza e salute, lo stesso non si può dire per nazioni come Indonesia, Arabia Saudita e soprattutto India. Dove infanticidio, matrimoni in tenera età e schiavitù mantengono in una “era oscura” la maggior parte delle donne. L’ultimo eclatante episodio di misoginia indiana? Per ben 40 minuti 12 uomini hanno picchiato, spogliato e seviziato per strada una ragazza adolescente. Ma il video dell’accaduto, diffuso in Rete, ha creato ondate di sdegno anche in quella che, pur amando definirsi “la più grande democrazia del mondo”, spesso chiude gli occhi davanti a questo tipo di episodi.

Sei una donna che vive in un Paese del G20? Meglio per te se ti trovi in Canada. È proprio lì, infatti, che secondo i 370 esperti di differenze di genere interpellati in tutto il mondo le donne possono vivere nelle migliori condizioni. Seguono Germania, Gran Bretagna, Australia e Francia: nazioni in cui, rivela Trust Law, sicurezza dalle violenze, pari opportunità, partecipazione alla vita politica e libero accesso ai servizi sanitari contribuiscono a rendere più dignitosa la vita per le persone di sesso femminile. Un problema, quello dei servizi sanitari e sociali di base, che insieme ai diritti sulla procreazione relega i civili Usa al sesto posto. E l’Italia? Preceduta dal Giappone e seguita dall’Argentina, si piazza solamente in ottava posizione: ultimo Paese del G8 per le pari opportunità.

Ma c’è chi sta molto peggio delle italiane: sono le donne di Messico, Sud Africa, Indonesia e soprattutto Arabia Saudita, dove il suffragio universale è giunto solamente un anno fa. E dove alle donne, anche con un elevato livello di istruzione, è ancora proibito guidare un’auto. Il peggior Paese del G20 per il gentil sesso è però l’India: “Donne e ragazze continuano a essere vendute come fossero beni mobili, fatte sposare a 10 anni o bruciate vive in seguito a controversie sulle doti, mentre molte bambine vengono sfruttate come schiave domestiche”, ricorda l’intervistato Gulshun Rehman, consulente di Save the Children UK. “E questo nonostante una legge del 2005 vieti tutte le forme di violenza contro le donne”.

Per le donne indiane la vita non è affatto facile, a meno che non godano di particolari e rari privilegi. Gli stupri e i sequestri sono migliaia ogni anno, e le leggi servono a ben poco, se come successo lo scorso mese a Guwahati, nel nord-est del Paese, in una strada trafficata nessuno ha mosso un dito, alle 21:30, quando ben 12 uomini hanno picchiato, spogliato e spento sigarette sul corpo di una ragazza sedicenne, rea di avere partecipato a una festa in discoteca ed avere addirittura bevuto un drink. Un episodio troppo increscioso per la stessa opinione pubblica indiana, che però non è passato sotto silenzio solo per la diffusione di un video caricato su Youtube.

Ora sono sotto accusa non solo la polizia, intervenuta dopo più di mezz’ora (nonostante la stazione fosse a 2 km dall’accaduto) arrestando solo tre degli aggressori, ma l’intera “società maschilista” indiana. “Tutti questi molestatori dovrebbero essere castrati in pubblico e impiccati pubblicamente senza vestiti”, hanno affermato alla stampa indiana alcuni spettatori della versione integrale del video.

Ma più che in punizioni esemplari, per gli analisti la soluzione del problema sta nella percezione del nuovo ruolo delle donne in società che, ormai industrializzate, stanno cambiando molto rapidamente. In tutto il mondo, infatti, la responsabilità della completa emancipazione femminile è anche degli uomini, e nella loro capacità di cambiare vedute ed abitudini. “Le donne sono diventate più simili agli uomini”, scrive il giornalista Fred Pearce nel libro “Il pianeta del futuro”: “Ora tocca agli uomini diventare più simili alle donne”.

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