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La morte in diretta di Gianfranco Cicogna

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Amava la vita ad alta voracità e i suoi eccessi. Gianfranco Cicogna Mozzoni era spericolato ma aveva un cuore grande così. Ogni anno da dieci anni andava a Lourdes ad assistere i malati. Li accudiva e li coccolava come fossero persone di famiglie. Lui, da ragazzo, già mutilato negli affetti con il suicidio del padre in seguito a un tracollo finanziario. E un fratello, fotoreporter di guerra, morto tragicamente sulla frontiera afghana.

Il turbo conte, come lo chiamavano gli amici, 49 anni, di origine veneziana, collezionava invece brevetti di pilota per aerei e elicotteri, aveva la licenza per voli commerciali, correva in auto e in moto. Coltivava il mito del superuomo e spingeva sempre sul pedale dell’acceleratore della vita. Una vita da top gun, faceva tutto quello che gli dava l’ebbrezza della velocità. Fino all’ultimo volo che gli è stato fatale. 

E’ successo in Sudafrica (dove viveva facendo l’imprenditore agricolo), durante un air show di voli acrobatici, tipo le nostre frecce tricolori. Una cabrata, una discesa in picchiata, lasciandosi dietro coreografiche scie di fumo. Ancora una risalita ma il suo jet perde quota. Cerca di rimettersi in formazione allineata con l’altro pilota, per chiudere il loop, ma all’ultima virata il motore cede di colpo e va a schiantarsi al suolo, poco distante dalla platea degli spettatori. Il tutto succedeva in una manciata di secondi, neanche il tempo di azionare il comando che, in situazioni d’emergenza, catapulta fuori dall’abitacolo pilota e sedile. Un boato e una fiammata davanti agli occhi inorriditi della moglie. E poche ore dopo su YouTube già in onda il filmato dell’aereo che precipita. Questo è il brutto della rete: trasformare la morte in diretta in horror show, senza tenere minimamente conto dello strazio dei familiari  (i figli hanno appena tre e nove anni). La Rete, cattiva maestra, poco rispettosa del dolore altrui. L’impulso del “voyeurismo” è irresistibile, quanti adesso clickeranno alla ricerca del video da brivido?

Ma esiste anche un lato, come dire, più umano della rete che da un angolo all’altro del pianeta lancia messaggi di cordoglio. Fra questi:

Non ci sono parole appropriate per la scomparsa di una persona cara. Ci ha provato il poeta persiano Hafiz:
“Sulle ginocchia dei genitori eri un neonato che piangevi’, mentre tutti intorno a te sorridevano. 
Vivi, dunque, affinché scivolando nel tuo ultimo sonno, tu possa sorridere mentre tutti intorno a te piangeranno.”

Januaria Piromallo

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