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Internet killed the video star

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In una botta di immaginario orwelliano mi domando quanto tempo passerà prima che, al posto dei biglietti da visita a cui siamo abituati, i soliti pezzetti rettangolari di carta più o meno ricercata, ci ritroveremo a scambiare dei biglietti da visita video. Perché, per quanto ne so io (quindi, in linea di massima, sempre troppo poco), è successo che il passo da “filmino delle vacanze” a “video su youtube” è stato brevissimo. Che io mi ricordi, non così tanti anni fa, il cosiddetto “filmino” veniva riservato a poche occasioni, vacanze e matrimoni soprattutto. E abbastanza rari erano i “possessori di telecamera” che, anzi, venivano spesso osservati dagli altri vacanzieri con l’occhio di chi pensa “lui dev’essere un tipo tecnologico!”. In quei momenti, io pensavo con cordoglio agli amici dell’improvvisato movie maker: me li sono sempre immaginati a fine cena, ospiti a casa sua, alzarsi mestamente e percorrere il miglio verde che li separava dalla proiezione del filmino delle vacanze.

Poi è stato un attimo. La cultura dell’immagine, Internet, gli smartphones, youtube, facebook… E tutti, ora, girano dei video, che poi postano in rete, ovunque sia possibile. Secondo comScore, il numero di video visualizzati dalla popolazione americana è passato, in un anno, da 1,9 miliardi a 17 miliardi. E occhio a chiamarli esattamente “video”, perché se in una ventata di nostalgia vi scappa di dire “filmino” sarete per sempre additati come “antichi”, oppure pornomani. Il formato video, quindi, vince tutto. E così c’è chi si filma mentre insegna alla gente a fare qualcosa, chi mentre cucina, o viaggia, o va a fare shopping, o quando fa l’amore, o mentre è impegnato in un fare qualsiasi. Niente di nuovo, in effetti: la sempre verde accoppiata voyeurismo feat. protagonismo.

C’è da dire che, in mezzo ai milioni di video che si trovano in rete, ce ne sono alcuni da stare a guardarli per ore, fatti con professionalità, mestiere e soprattutto idee. Anzi, viene da consigliare di mettersi a cercarne, con la pazienza di un rabdomante. Perché c’è chi i video li sa fare e a postarli on line ci fa un regalo. Su Vimeo.com una community che raccoglie vari autori, provenienti da ogni parte del mondo, che vale la pena vedere. Si sono appena svolti, a New York, i Vimeo Awards e questo di Everynone è il vincitore della categoria “Lyrics”:

 





Poi ci sono i vincitori di tutte le altre categorie, su vimeo.com/awards/winners, sicuramente da vedere. E c’è il mare magnum di Youtube, democratico e universale. Certo, di tanti, tantissimi, se ne poteva fare a meno. Ma tant’è. Grazie al proliferare inarrestabile dei video in rete, noi non siamo più soli. E non nel senso di “appendice” del Grande Fratello, che tutto vede e tutto sa. E’ che, da oggi, possiamo contare su Howcast.com, sito americano in forte ascesa che raccoglie, tra serietà e (parecchia) ironia, un’incredibile quantità di “video guida”, ovvero filmati in cui “si insegna a fare qualcosa”. Perché è inutile dire di no (via con gli scongiuri, vale tutto): capita, prima o poi, quella volta in cui uno sta scalando l’Annapurna e cade in un crepaccio. E a quel punto capita anche, nove su dieci, che un braccio resti incastrato tra due rocce e si sia costretti alla soluzione estrema, per sopravvivere. Ebbene, da oggi la consapevolezza di non essere più soli nel fare l’estremo gesto, come lo è stato l’uomo raccontato da Boyle in “127 Ore”, ci farà dormire sonni più sereni. C’è Howcast.com: prendi il cellulare col braccio libero, lasciati guidare e agisci. Puoi.





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