Dopo la lettera della Fai al Tempo si apprende ora che l’Ansa ha ricevuto una lettera siglata Brigate Rosse. Nel testo si legge: ”Non sono certo gli studenti o i lavoratori i nostri obiettivi. Nuove le idee, immutati gli obiettivi”. Poi l’avvertimento: “La lotta è ripresa”

La lettera è firmata “Brigate Rosse, Brigata Gino Liverani Diego”, ed è stata recapitata per posta alla sede Ansa di Ancona. Sono in corso indagini sull’attendibilità della missiva, imbucata il 23 maggio ad Ancona.  La lettera è in fotocopia scritta a stampatello, con i margini in parte mangiati dalla fotocopiatrice, alcune lettere sono ripassate due volte, riporta anche il logo della stella a cinque punte, e cita il nome di una presunta brigata intitolata alla memoria del brigatista della colonna marchigiana Tommaso Gino Liverani, morto a Managua, in Nicaragua, nel 1985.

Il timbro delle Poste di Ancona indica la data del 23 maggio. La missiva spiega: “Nonostante il subdolo quanto fallimentare tentativo di addossare responsabilità inesistenti su chi conduce la lotta contro il capitalismo e i poteri forti, difesi da questo governo fascista, capeggiato da Monti, con la complicità di Napolitano, in occasione dell’attentato di Brindisi, i fedeli guardiani degli interessi dei padroni, i soliti pennivendoli, continuano nella loro opera di disinformazione! Sono ben altri gli obiettivi dei combattenti! Padroni, classi dirigenti, banchieri prostitute di Stato!! I loro uffici del personale fedeli cani da guardia, aguzzini dei lavoratori. Non sono certo gli studenti o i lavoratori in nostri obiettivi!! Voi che avete vissuto e vivete sfruttando e calpestando, è giunto il momento di guardarvi le spalle! La lotta è ripresa“.

Poi prosegue così: “Consapevoli del momento storico, il crollo di muri e ideologie, ma insieme ad essi, come da noi ampiamente previsto e discusso in altri momenti (…) il capitalismo, l’imperialismo dopo un naturale sussulto di onnipotenza, ha prodotto lo scempio sociale che stiamo vivendo. I nuovi e vecchi padroni, hanno approfittato della debolezza ideologica della massa, per sfruttare e cancellare diritti che, con grande fatica i lavoratori si erano conquistati. Serva da lezione. Riteniamo così improrogabile la ripresa della lotta armata per la liberazione del popolo dal giogo capitalista e dalla dittatura dei padroni. Dal momento storico impariamo lezioni, nuove sono le idee e la forma del linguaggio ma immutati gli obiettivi. Questa volta per il popolo con il popolo! Firmato: Brigata Gino Liverani Diego”.

La lettera è stata sequestrata dalla Digos della Questura di Ancona, e consegnata al pm Andrea Laurino, che conduce l’indagine. I primi accertamenti sollevano dubbi sull’attendibilità della missiva (una fotocopia che, a quanto si apprende, potrebbe non essere la sola inviata alla stampa): per il linguaggio, non sufficientemente strutturato, perchè è una fotocopia e per le modalità di recapito, con busta regolarmente affrancata. Fa però pensare ad un nostalgico degli anni di piombo la sigla Brigata Gino Liverani, un personaggio minore della colonna delle Br marchigiane – regione che ha dato i natali a Patrizio Peci e Mario Moretti – condannato per un assalto alla sede della Dc di Ancona, compiuto con tre ordigni incendiari il 29 maggio del 1979, e sospettato di aver collaborato con lo psichiatra Massimo Gidoni (poi coinvolto nel sequestro e nell’omicidio di Roberto Peci) in un trasporto di armi dalla Palestina ad Ancona. Scontata la prima condanna, e prima di una seconda, in contumacia, per banda armata e associazione sovversiva, Liverani era fuggito in Nicaragua. Qui sarebbe morto di malattia nel 1985. Un decesso che ufficialmente non è mai stato confermato.

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