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C’è una porta stretta che introduce al corpo femminile. Da quella porta siamo passati tutti. È da lì che si nasce. Da quella cavità misteriosa. Nel 1866 è stata celebrata come “Origine du monde”, da Gustave Courbet, pittore. Nel 1998, Eve Ensler, drammaturga newyorchese, le ha dato la voce, scrivendo i Monologhi della vagina: 200 donne di ogni età, razza e condizione hanno parlato con battagliera franchezza. Milioni di donne, in 120 Paesi, per 17 anni, hanno ascoltato quell’antologia di sussurri e grida, risate e sorrisi, beffarde allegrie e orrori quotidiani. È nato il V-day, un successo mondiale.
Ma soprattutto un testo messo a disposizione delle donne per uscire dal silenzio. Viviamo una condizione bizzarra, noi donne: il nostro corpo contiene il dispositivo che produce esseri umani e questo dettaglio, invece di additarci alla riconoscenza universale, ci discrimina, ci nega potere e carriera, non di rado il rispetto, certe volte addirittura la vita.
Domani sera, al teatro Quirino, a Roma, daranno voce alle storiche vagine di Eve Ensler, una ventina di brave e famose, da Ambra Angiolini a Paola Turci. Tutti pagheranno il biglietto, nessun vip a scrocco. L’incasso sarà devoluto, come sempre, a un’organizzazione contro la violenza sulle donne. Questa volta tocca all’Italia, per dar forza e voce ai 40 mila (donne e uomini), che, firmando l’appello di “Se non ora quando“, “Mai più complici”, si sono impegnati a combattere il Femminicidio.
Il Fatto Quotidiano, 13 maggio 2012