Una folla enorme. Bandiere rosse al vento, ma pure svariati tricolori, quelli che piacciono tanto anche a Nicolas Sarkozy. Urla. Pianti. E’ quanto sta succedendo stasera nella piazza della Bastiglia, a Parigi. Già da diverse ore, li’, dove 31 anni fa, il 10 maggio 1981, il popolo della gauche aveva festeggiato l’elezione di François Mitterrand, oggi, sotto un cielo denso di nubi, minaccioso, ma che non ha spaventato nessuno, hanno iniziato a radunarsi, fin dalle prime ore del pomeriggio, in forma spontanea, i sostenitori di François Hollande. E in particolare i più giovani, che via twitter e network sociali avevano già capito che era fatta. Che ce l’aveva fatta.

E’ la Parigi più popolare, in arrivo dalle periferie, che si è riversata nelle strade. Si’, Hollande è il nuovo Presidente. «Sarko, sei finito», si legge in numerosi manifesti, branditi davanti alle telecamere. Secondo gli ultimi exit poll Hollande ha ottenuto il 51,9% dei voti, contro il 48,1% a Sarkozy. Sono dati ormai quasi certi. E con un divario notevole. Anche se non cosi’ amplio come si attendeva alla vigilia del voto.

Alla Bastiglia Yannick Noah canta, nell’attesa che Hollande arrivi dalla provincia, da Tulle, dove ha pronunciato il suo primo discorso subito dopo le 21. Anche qui a Parigi si rivolgerà di nuovo ai suoi elettori, più tardi: forse sarà notte fonda. In mezzo a tanti francesi qualunque, molti artisti della sinistra, rimasti muti per cinque anni. Come Michel Piccoli: «Ero qui nel 1981: sono contento che anche questi giovani possano viverlo oggi». Tutto l’Est di Parigi, dove vivono i ceti meno abbienti (ma anche tanti bobos, i bourgeois-bohème, trentenni e quarantenni di idee progressiste e il portafogli ben fornito…), è pieno di gente per le strade, che grida, che suona con il clakson. Invocano «una Francia finalmente rappacificata», uno degli slogan più ricorrenti. Per loro è la fine di un’epoca, quella delle crociate di Nicolas Sarkozy, contro tutto e contro tutti. Intanto, pero’, poco clamore nell’Ovest di Parigi, giù verso il Trocadéro, la torre Eiffel, i quarteri dei ricchi. Che ancora oggi hanno votato massicciamente per il Presidente uscente. Le lacerazioni forse non sono superate. E’ solo che il potere è passato di mano. La città resta divisa. Il Paese è diviso. Da sempre.

A livello elettorale, comunque, non è finita. Un prossimo (e importante) appuntamento è praticamente alle porte: le legislative di giugno, il rinnovo dell’Assemblea nazionale. E’ possibile che la sinistra (i socialisti e i loro alleati sul lato estremo, il Front de gauche di Jean-Luc Mélenchon) possano approfittare del risultato positivo delle presidenziali: di questa tendenza. Ma non è neppure cosi’ scontato. Perché il divario tra i consensi di Hollande e quelli di Sarkozy non è stato cosi’ amplio come quello previsto alla vigilia. E poi esiste l’incognita Marine Le Pen: il Front National, anche se svantaggiato da un sistema elettorale, che prevede il maggioritario a due turni, potrebbe registrare un nuovo successo, come al primo turno delle presidenziali. Guillaume Peltier, stratega dell’Ump, ha sottolineato, arrivando alla Mutualité, sede del partito di tradizione neogollista, lo stesso di Sarkozy, che «alle legislative abbiamo la possibiltà di far eleggere un primo ministro, se il nostro partito resterà unito e determinato». Si’, se la formazione di centro-destra vincesse, potrebbe portare immediatamente a una crisi il Governo, che Hollande nominerà nei prossimi giorni. Una cosa è certa: a condurre la campagna dell’Ump non ci sarà Sarkozy. Ha già fatto sapere che vi rinuncia. Vuole mettersi da parte. Stasera, dopo il suo mesto discorso nella sede dell’Ump, è rientrato all’Eliseo. La sua casa. Ma solo per pochi giorni.

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