La verità è che a me non piaceva, non mi piaceva quel suo sembrare un qualunquista, uno della ‘maggioranza silenziosa’, uno che gli va sempre bene tutto, basta che non ci sia troppo da cambiare, che poi non si sa dove si va a finire. Ecco, ricordo che a me pareva da vigliacchetti ragionare così, come quel fatidico “Votiamo turandoci il naso” perché già sapeva di affidarsi a gente che puzzava e mica poco, pur di evitare chissà che. Influenzare altri con questa idea, poi… Epperò Indro Montanelli ha saputo cambiare, ha capito cosa non si poteva più sopportare ed è stato coerente quanto meno nei confronti dela libertà di stampa, che troppi anni fa già era in bilico, mentre come sappiamo oggi è ben sprofondata. Basta vedere i dati ufficiali, siamo dietro credo perfino all’Uganda, o giù di lì. Ma ecco che Montanelli si ribellò, tira fuori dal suo cilindro un nuovo quotidiano, ‘La Voce’, con cui tentò il colpaccio ma la lotta era impari e non potrè superare tutte le burrasche.

 Eppure scriverà ancora sul Corriere, parlerà ancora in televisione, vedremo e rivedremo i punti salienti della sua vita, finirà per essere un’incartapecorita icona dell’intelligenza umana lasciata da parte, perché così va l’Italia, forse anche il mondo, chissà. Indro Montanelli aveva talento, bravura, percepiva come essere un eccellente cronista, aveva fatto carriera in tempi così duri e spaventosi che solo Ettore Mo può stargli a fianco ancora oggi e dimostrare cos’è il coraggio e l’incoscienza di raccontare e saperlo fare bene, con decenza.

Perché senza badare ai suoi consigli, io ho sempre amato leggerlo, imparare come la lingua italiana potesse scivolare senza asperità e trasportare un lettore verso immagini create con leggerezza nella mente, mostrando meglio di qualsiasi lezione cosa vuol dire saper scrivere bene, raccontare correndo, infine dirigere altri e insegnare senza materie obbligate, senza voti ma costruendo un mestiere onesto e importante, civile e che mai dovrebbe avere bavagli e censure ma impegno e perseveranza.

Selva Tagesh