Sulla lettera pubblicata da Repubblica da Don Julian Carròn, reggente di Comunione e Liberazione, bisognerebbe applicare il metodo Saviano: leggere attentamente passo per passo e cercare di capire qual è il messaggio. Lungi da me l’intenzione di mettere sullo stesso piano il teologo iberico con l’estensore mafioso della lettera a Michele Zagaria che Saviano ha decodificato qualche giorno fa: ma dato che il ciellinese è linguaggio perlopiù sconosciuto ai più (non farsi capire è un ottimo modo per dire tutto e il contrario di tutto) e avendolo io ben conosciuto in una fetta della mia gioventù mi permetto una sorta di breve rilettura ragionata.

Personalmente non credo affatto che i vertici di Cl siano caduti dal pero quando si sono accorti che il più glamour fra i loro appartenenti aveva, per così dire, pestato una serie di cacche canine: penso altresì che la lettera non sia affatto una lettera di scuse (peraltro non richieste. Da anni quei vertici sostengono che “Cl non fa politica” ma si occupa di anime: perché dunque ora dovrrebbe chiedere scusa per le manovre del Celeste?) quanto un normale tentativo di disijnformacja (quella stessa dai cui pericoli mettevano in guardia i ragazzini di Gioventù Studentesca) per, diciamo così, riposizionare il Movimento davanti alla pubblica opinione cattolica magari anche un po’ incazzata.

Perché, egregio dottor Carròn (eletto capo di Cl dallo stesso Giussani prima di morire: strana e “siriana” scelta uno spagnolo, per un movimento che fuori dall’Italia ha sempre strombazzato molto e raccolto poco) non condivido affatto l’idea che alcuni uomini di Cl impegnati nel sociale abbiano commesso errori (resta da vedere se reati, ci ricorda il sacerdote) perché si sono discostati dal pensiero portante di Cl. Sono altresì convinto che ci siano arrivati come estrema conseguenza di quel pensiero. La parola chiave (che Carròn, ripete all’infinito come il suo predecessore e tutti i suoi collaboratori) è “sequela”.

La cosiddetta “sequela” del Cristo impone all’interno del Movimento un solo schema di pensiero che qui brutalizzo in alcuni punti. 1) Il Movimento è depositario della verità e dunque le scelte dei singoli si devono adattare alla verità proposta dal movimento 2) Visto che lo Stato non si può cambiare (c’è stata la breccia di Porta Pia e a molti da quelle parti non è ancora andata giù) bisogna “metterci con chi ci sta”(altra frase molto amata da quelle parti) e dunque sfruttare qualsiasi opportunità per arrivare all’obiettivo principe: sostituirsi piano piano allo stato laico per offrirne di fatto uno (sanità, scuola) di ispirazione confessionale. Dove non c’è più l’aborto tanto per dire e dove a scuola si usano solo testi di autori per i quali la Resistenza è stata un pericoloso intervento del marxismo nella società italiana, sempre che sia esistita. Alla vacanza ai Caraibi col costume rosso ma soprattutto con soldi che puzzano non ci si arriva violando la “sequela”; ma osservandola fino alle sue estreme conseguenze.

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