E’ passata una settimana esatta da quando un attacco di cuore ha stroncato la giovane vita del centrocampista del Livorno Piermario Morosini. Sette giorni popolati da commozione, dolore, solidarietà. E un pizzico di rabbia, perché la domanda è sempre la stessa e rimbomba non solo nelle curve degli stadi (che oggi si riaprono dopo lo stop imposto dalla federazione), ma anche nelle corsie d’ospedale e nelle aule della Procura di Pescara, che sta cercando di comprendere cosa sia effettivamente successo durante gli attimi concitati dei soccorsi. Morosini poteva essere salvato? E’ ancora presto per avere una risposta esaustiva: è necessario che gli inquirenti abbiano tutto il tempo necessario ad accertare eventuali responsabilità, evitando che la sovraesposizione mediatica provochi slanci frettolosi e giustizialisti.
Ma cosa è cambiato in una settimana? Poco o nulla, perché poco o nulla si poteva cambiare in appena sette giorni. E’ innegabile, però, che la morte di Morosini ha creato un dibattito non di poco conto nel Paese. Ora, infatti, sono molti di più coloro che sanno cos’è un defibrillatore, come e in quali casi deve essere utilizzato, la non legge che regolamenta la loro presenza nei luoghi pubblici e la assoluta capillarità dei controlli su chi in Italia pratica attività agonistica. Troppo poco? Forse sì, perché la sensibilizzazione rispetto a un problema spesso non basta a risolverlo.
Però è successa anche un’altra cosa: qualche amministratore pubblico ha pensato di correre ai ripari senza aspettare le mosse del pachiderma-Stato. La notizia arriva dal profondo Sud: a Brindisi il presidente della Provincia ha deliberato l’acquisto di 40 defibrillatori di ultima generazione, che saranno messi a disposizione di tutte le scuole superiori dotate di palestra presenti sul territorio, del Tribunale brindisino e della sede della Prefettura. Non solo. L’ente ha anche sottoscritto un protocollo d’intesa con i dirigenti locali del 118, con questi ultimi che organizzeranno corsi di formazione per l’utilizzo dei macchinari salva-vita a cui parteciperanno quattro persone per ogni istituto scolastico (oltre che per il Tribunale e la Prefettura).
Obiettivo? Non farsi trovare impreparati in caso di attacchi di cuore. Con quali soldi verranno acquistati i defibrillatori? In parte con i soldi a disposizione dell’ente, in parte con i fondi accantonati grazie all’autotassazione sugli stipendi dei politici ‘provinciali’. A Brindisi, però, il 6 e 7 maggio si voterà per le amministrative e qualcuno ha visto nell’acquisto dei defibrillatori una becera strategia elettorale (il presidente della Provincia ‘sponsorizza‘ un candidato sindaco, ndr). Anche se così fosse, l’idea è di quelle da applaudire: è più importante evitare drammi o spostare qualche centinaia di voti per la corsa a sindaco? A domanda retorica, risposta ovvia. E comunque la morale della favola è un’altra: forse la morte di Piermario Morosini a qualcosa sta servendo.
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