I campesinos honduregni hanno celebrato la giornata internazionale delle lotte contadine con centinaia di occupazioni di terreni agricoli in tutto il Paese. Nella notte tra martedì e mercoledì migliaia di piccoli contadini hanno occupato pacificamente 12mila ettari di terra, nell’ultimo atto in ordine di tempo della lotta che dagli anni Sessanta del secolo scorso li oppone ai latifondisti e al governo per affermare il loro diritto a coltivare terreni che dichiarano essere pubblici.

L’azione più eclatante è avvenuta vicino alla città di San Pedro Sula, nel nord dell’Honduras, dove oltre 1.500 contadini hanno occupato una piantagione di canna da zucchero. Ma il movimento ha avuto portata nazionale con occupazioni in otto dipartimenti: Yoro e Cortés a nord, Santa Bárbara, Intibucá a ovest, Comayagua, Francisco Morazán al centro, El Paraíso a est e Choluteca nel sud. A San Manuel, 22 chilometri a nord della capitale Tagucigalpa, una decina di manifestanti è anche riuscita a mantenere per tutta la notte scorsa un presidio in una piantagione di canna da zucchero da 2.500 ettari sgomberata dall’intervento di polizia ed esercito.

“I contadini stanno aspettando da 15 anni. In tutto questo tempo hanno accumulato soltanto disperazione. Cosa possono fare? Occupare i terreni” ha spiegato all’agenzia France Presse il presidente dell’organizzazione non governativa Via Campesina, la più importante rete mondiale di movimenti contadini, Rafael Alegría, considerato dalla polizia l’ispiratore delle proteste. “Stiamo parlando di fame. I contadini sono disperati perché non hanno accesso alla terra e ci stiamo avvicinando alla stagione della semina a maggio” ha aggiunto. Le statistiche gli danno ragione. Secondo la Banca mondiale il 60 per cento della popolazione dell’Honduras vive sotto il livello di povertà, mentre i dati della Commissione economica dell’America Latina dicono che il 72 per cento delle famiglie nelle aree rurali vive in condizioni di povertà estrema.

Per il direttore dell’Istituto nazionale di politica agraria, César Ham, che ha rango di ministro, dietro le occupazioni ci sarebbe invece Juan Barahona, uno dei leader del Fronte nazionale di resistenza popolare, movimento che riunisce i sostenitori dell’ex presidente Manuel Zelaya, deposto con un colpo di stato a giugno del 2009 e promotore l’anno prima di una legge di riforma agraria. Dai microfoni dell’emittente radiofonica HRN, Ham ha definito le manifestazioni “ingiustificabili” ricordando come da gennaio 2010 il presidente conservatore Porfirio Lobo – che ha preso il posto del golpista Roberto Micheletti – abbia assegnato circa 35mila ettari a gruppi contadini che li attendevano da 30 e, in alcuni casi, da 45 anni. I contadini puntano ad avviare un dialogo con il governo.

“Vogliamo evitare lo scontro”, ha detto il portavoce di Via Campesina, Mabel Marquez. Dal 2009 sono stati almeno 50 i morti nelle dispute terriere, di cui almeno la metà contadini o attivisti e giornalisti vicini alle loro rivendicazioni. Gli ultimi omicidi in ordine di tempo risalgono ad appena una settimana fa nella settentrionale valle dell’Aguan. Le vittime sono Adoni Lopez, di 43 anni, e Arnold Rombles, di 50, entrambi militanti del Mivimento unificado campesino, freddati da sicari a volto coperto. A metà marzo, nello stesso luogo un gruppo armato aveva assaltato un’unità dell’esercito ferendo cinque soldati, di cui uno in modo grave. Appena due giorni dopo fu assassinato un altro contadino.

Il capo di Stato maggiore delle Forze Armate, René Osorio, ha accusato in più occasioni Venezuela e Nicaragua di essere dietro queste azioni ed essere sostenitori dei campesinos e ad agosto dell’anno scorso ha avviato la cosiddetta Operación Xatruch per “pacificare la zona”. Di contro i contadini hanno sempre negato le accuse ricevendo a marzo l’inaspettato sostegno di 94 parlamentari democratici statunitensi firmatari di una lettera al segretario di Stato, Hillary Clinton, per chiedere a Washington di sospendere gli aiuti all’esercito e alla polizia honduregna e indagare sulle sempre più frequenti accuse di violazione dei diritti umani contro le forze di sicurezza di Tegucigalpa.

di Andrea Pira

Articolo Precedente

L’assenza dei sogni:
un paese senza futuro

next
Articolo Successivo

Italia: brutti ma necessari

next